La pressione perché Carlo Cunegato scenda in campo a fianco di Arturo Lorenzoni alle prossime regionali è tanta, ma il Massimo Cacciari dell’Alto Vicentino non scioglie ancora le riserve.

Quello che è chiaro è che si batterà, come fa da anni, per una politica innovativa, in netta contrapposizione a quella leghista e a quella dell’attuale governatore Luca Zaia. Una politica che, se veicolata nel modo giusto, potrebbe trovare un buon appoggio nell’Alto Vicentino, dove il consenso al Carroccio è molto scarso e l’unica figura di riferimento per i leghisti è il governatore Luca Zaia.

Uno Zaia che, di questi tempi, gode di altissima fiducia anche tra i suoi antagonisti, ma che è solo a Venezia, visto che la maggioranza di assessori e consiglieri, che si ripresenteranno alla prossima tornata elettorale, sono sostenitori del lombardo Matteo Salvini e per quanto oggi sui loro profili diffondano foto in compagnia del ‘Doge’ e non più del ‘Capitano’, è notorio che al primo richiamo con fischio da Milano, correrebbero in volata da Salvini.

Parte proprio da questo punto la chance di Cunegato, in appoggio a Lorenzoni. Parte dall’avere strumenti importanti per mettere in luce le debolezze di una politica regionale che ha un leader indiscusso e molto forte, il quale però è soggiogato, a livello di partito, dai diktat del leader nazionale, che con lui è in netta contrapposizione, primo su tutto, come è noto, sul tema autonomia, il più caro ai veneti.

“Ma anche sul tema Sanità bisogna tenere le antenne alzate – ha spiegato Cunegato – perché essendo Zaia un leghista rispettoso delle regole, rischiamo che piano piano la Sanità veneta diventi come quella lombarda”.

“La sanità veneta diventerà come quella lombarda”

Un percorso che, secondo il leader di Coalizione Civica Schio, è iniziato già da tempo. “La Sanità veneta ha subito una trasformazione in negativo da quando la Lega è alla guida della regione – ha sottolineato Cunegato – Un impoverimento che passa da un graduale spegnimento dei servizi territoriali, da project financing che arricchiscono i privati, dal dirottamento dei cittadini dal pubblico al privato. Passi che vengono fatti piano piano, in modo che i cittadini non se ne rendano conto”.

Secondo Cunegato, la Lega tende ad incolpare il governo centrale delle grandi rivoluzioni, quando invece spettano direttamente a loro, soprattutto in ambito di Sanità. “Con la riforma del 2016 le 21 Ulss del Veneto sono state accorpate in solo 9 aziende sanitarie – ha continuato – Questo ha portato al disgregamento della Ulss 4 Alto Vicentino, che era un fiore all’occhiello per quanto riguarda i servizi territoriali, tanto che era presa come esempio nel mondo. Oggi, con l’incorporazione con Bassano, quei servizi hanno subito un forte indebolimento. Nei servizi regolari mancano professionisti, per cui si allungano le liste d’attesa e gli utenti devono per forza migrare verso il privato”.

Eppure, se c’è una cosa che l’emergenza covid-19 ci ha insegnato è che il sistema nazionale deve essere potenziato e che il ‘sistema-Lombardia’, con i suoi grandi investimenti sul privato, ha fatto acqua da tutte le parti.

“InVeneto la Sanità deve tornare ad essere totalmente pubblica, svincolata dal privato – ha evidenziato Cunegato – Il project financing è un’idea della Regione Veneto e la riforma del 2016 è stata voluta da Venezia. Ora in Veneto ci sono gli stessi medici della Toscana, ma abbiamo un milione e 300mila abitanti in più. E’ un segnale che va studiato e a questa dispersione di professionisti va messo uno stop. A Schio il Centro di Salute Mentale, che la Regione aveva dichiarato sarebbe stato riaperto a fine dell’anno scorso, è ancora chiuso. La politica sulla Sanità ora, gestita dalla Lega, funziona così: i servizi vengono eliminati piano piano, in modo che i cittadini non se ne accorgano. Vengono aperte strutture che al loro interno sono vuote. Avanti di questo passo saremo come la Lombardia e quando ce ne renderemo tutti conto sarà troppo tardi”.

Il territorio

“Il Veneto che vogliamo è diverso da quello che vediamo ora – ha spiegato Cunegato – Abbiamo superato il limite delle possibilità di cementificazione. La Pedemontana è un imbarazzante imbuto dove vengono buttati soldi che alla fine vanno a coprire gli errori della Regione. Al concessionario Sis erano stati forniti dati di traffico sbagliati e quando hanno chiesto i danni minacciando lo stop dei lavori, la regione ha dovuto accollarsi costi esorbitanti aggiuntivi grazie al responso della Corte dei Conti. Il cantiere Pedemontana è peggio del project financing dell’ospedale di Santorso, costerà miliardi di euro pubblici in più rispetto al previsto”.

Poi c’è il problema dello sviluppo del traffico. “La Regione finora ha potenziato il traffico su gomma, puntando alla città diffusa, dove non c’è addirittura più il confine tra campagna e città. E’ tutta città, talmente è cementificato ed il paesaggio ha subito danni irreversibili”.

La politica industriale

Secondo il leader di Coalizione Civica Schio il Veneto deve “cambiare modello di sviluppo e politica industriale, per diventare l’anello forte della catena Europa, non quello debole. Dobbiamo investire su salari più alti, sulla ricchezza diffusa, sull’economia interna e smetterla di puntare solo all’export”.

Il legame con Lorenzoni

Arturo Lorenzoni, candidato alle regionali a sfidare il governatore in carica Luca Zaia, ha un legame forte con l’Alto Vicentino e l’asse Schio-Padova esiste da anni. La compagine di Coalizione Civica Schio vicino al vicesindaco di Padova è pertanto forte. A fianco di Cunegato un gruppo che alle ultime amministrative a Schio ha guadagnato punti, assestandosi, soprattutto a livello di empatia e comunicazione, come il nuovo riferimento del centro sinistra. “Difendiamo un sistema di valori che non sentiamo più difeso e diffuso”, ha detto il leader nel territorio scledense.

Con la candidatura di Lorenzoni, in effetti anche per la ‘sinistra’ veneta potrebbe aprirsi uno spiraglio, in contrapposizione con ciò che è stato finora. Le liste civiche che contrastano Luca Zaia infatti hanno deciso di aggregarsi, dando vita al “Veneto che vogliamo”, di cui lo scledense Giorgio De Zen, in consiglio comunale con Cunegato, è il portavoce. “Faccio appello a questa occasione, unica, che non possiamo perdere – ha detto il rappresentante – Ci consente di cambiare le cose, di costruire un progetto di Veneto nuovo, completamente innovativo, in radicale discontinuità con quello che c’è ora. Oggi tutti esaltano il governatore Luca Zaia, anche Carlo Calenda e molti giornali che sono sempre stati di sinistra. Vogliono una categoria di politica di non-urlatori. Ma che categoria politica è quella dei non-urlatori? Serve politica vera e Lorenzoni con, l’appoggio di Coalizione Civica, è l’alternativa vera”.

Anna Bianchini

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