Schio avrà il suo manifesto contro la guerra. Sul municipio verrà appeso lo striscione ‘cessate il fuoco’. A deciderlo in maggioranza è il consiglio comunale e per arrivare a tale decisione si sono toccati temi storici, costituzionali e geopolitici, per un messaggio chiaro, semplice: ripudiare ogni forma di guerra. Ma un messaggio non così innocuo, a quanto pare.
La mozione, presentata dai gruppi consiliari ‘Coalizione Civica Schio’, ‘Partito Democratico’ e ‘Una Nuova Trama’, ha portato un grosso impatto politico nel parlamentino scledense, con protagonisti i consiglieri Cunegato e Cioni. Per rafforzare la sua posizione il consigliere Cunegato ha fatto un parallelo storico con il periodo fascista, ricordando come Mussolini vedeva nella guerra uno strumento di affermazione politica e nazionale. Tra i cannoni e il burro, il Duce sceglieva i cannoni. “Oggi il governo, guidato da Fratelli d’Italia, ha responsabilità di scelte politiche guerrafondaie” ha affermato Cunegato: “contano i fatti. Meloni non ha riconosciuto lo Stato di Palestina e compra ancora armi da Israele”.
Per Cunegato “se non è vera la pace, non è vero tutto il resto: è il riarmo che genera la guerra. Oggi si stanno tragicamente ripetendo le condizioni che hanno fatto scaturire le due guerre mondiali” ha aggiunto “c’è un faro che ci può guidare: la Costituzione, che è antifascista e che ripudia la guerra per costruire il baricentro della società civile. ma questa ‘idea di mondo’ oggi è completamente in crisi. Con il governo che punta al finanziamento del riarmo”, riferendosi alle spesa militare che prevede un aggiuntivo 1,5% del Pil, in spese militari, previsto dall’accordo con l’alleanza atlantica.
Diversa la posizione di di Cioni. Non prima di avere precisato “siamo tutti contro la guerra”, che ha espresso perplessità sulla: “è inopportuna: la pace non si costruisce a senso unico o per fare il pelo al proprio elettorato” aggiungendo “quello della pace è un tema che non va banalizzato a suon di slogan. Per la pace serve altro, non deve essere funzionale alla propaganda ideologica. Molti pacifisti, che in questi giorni hanno manifestato la propria solidarietà al popolo palestinese, alzavano al cielo cartelli con scritti ‘dal fiume al mare'”. Uno slogan controverso degli anni sessanta, usato nel tempo da varie posizioni con obiettivi diversi, vietato in alcuni Paesi e veicolato anche dai miliziani di Hamas. “Questo slogan non è un messaggio di pace, ma dell’eliminazione dello Stato di Israele-ha aggiunto Cioni-Se il mondo progressista e pacifista voleva dare ragione al governo di quel pazzo di Netanyahu c’è riuscito benissimo. E’ pura contraddizione e venire a parlare di pace in questi termini è inaccettabile. Se vogliamo parlare di pace serve conoscere la storia e la geografia”.
P.V.
