C’è una tratta ferroviaria che attraversa uno dei territori più produttivi del Veneto, eppure viaggia ancora a gasolio. È la Vicenza–Schio, 30 chilometri di binario unico che collegano città, zone industriali, aree dinamiche del Vicentino. Una linea strategica ma abbandonata, che nel 2025 sembra essere rimasta ferma agli anni ’60.
A riaccendere i riflettori sulla questione è Carlo Cunegato, consigliere comunale di Coalizione Civica a Schio, che in un comunicato dai toni accesi denuncia: “Siamo dei giganti economici ma dei nani politici. E forse anche perché certa classe dirigente ha sempre sostenuto questi nani.”
La critica è diretta, senza giri di parole. Cunegato non risparmia neanche il presidente della Regione Luca Zaia, definito “illusionista del marketing” per aver parlato di “treni proiettile” capaci di portarci da Venezia a Berlino in poco più di un’ora, mentre nel frattempo, nel cuore pulsante del Veneto, il treno per andare da Schio a Vicenza si muove ancora col gasolio.
“Nel 2025, in una delle zone più ricche del Paese, abbiamo ancora un treno a gasolio. È assurdo. È inaccettabile,” afferma Cunegato. “Un mezzo pubblico si usa se è efficiente, se funziona anche dopo le 20. Altrimenti resta un sogno. Come il progetto ‘30 km in 30 minuti ogni 30 minuti’ di cui si parla da più di 10 anni e che non è mai stato realizzato.”
Il cuore della polemica riguarda soprattutto i fondi annunciati nel 2022 dall’allora vicepresidente regionale Elisa De Berti: 80 milioni di euro destinati all’ammodernamento della linea Vicenza-Schio, di cui 20 milioni già disponibili. L’obiettivo era l’elettrificazione, la soppressione di dieci passaggi a livello e la realizzazione di opere sostitutive. “Tutto doveva partire già nell’aprile 2022 con tavoli tecnici e pianificazione con RFI. Ma che fine hanno fatto quei soldi? Dove sono finiti?”, si chiede Cunegato.
Il sospetto, lanciato provocatoriamente nel comunicato di Cunegato , è che parte di quei fondi “sono stati dirottati per coprire il buco della Pedemontana?”. Una domanda scomoda, che punta il dito sulle priorità infrastrutturali della Regione.
Oltre alla mobilità, c’è un tema sociale fortissimo legato alla linea ferroviaria. Cunegato lo mette sul piatto: “Una stanza singola a Padova costa in media oltre 500 euro. Il diritto allo studio è messo a rischio. Chi non ha mezzi economici rischia di non farcela. Un treno che funziona permette di fare il pendolare, di restare nel proprio territorio ma studiare o lavorare altrove.”
In questo senso, la linea Vicenza–Schio non è solo un tratto di binari: è un’opportunità di crescita, di uguaglianza, di futuro. “Il Veneto merita di più. Merita un metrò. Una metropolitana di superficie, elettrificata, efficiente, moderna.”
Il progetto Sfmr e la sfida climatica
Cunegato rilancia anche il progetto, ormai accantonato, della SFMR – Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale, un’infrastruttura che avrebbe potuto rivoluzionare la mobilità veneta, riducendo il traffico su gomma e incrementando del 74% l’utenza ferroviaria. “Zaia lo ha abbandonato nel 2018, ma è ancora il nostro punto di riferimento. Se vinceremo, lo realizzeremo.”
L’elettrificazione, inoltre, non è solo una questione di efficienza, ma anche di sostenibilità. “Questa è la più grande sfida del nostro tempo: il cambiamento climatico. Servono meno auto e più treni. Servono scelte coraggiose.” L’appello di Cunegato, al di là del colore politico, è destinato a toccare una corda sensibile in un territorio che da troppo tempo si sente abbandonato. Il messaggio è chiaro: infrastrutture moderne non sono un lusso, ma un diritto. La linea Vicenza–Schio non può più aspettare.
di Redazione AltovicentinOnline
