Da oggi non è più sindaco e ieri non era nemmeno in Comune come molti si aspettavano per seguire lo spoglio. Forse lo stress per una campagna elettorale durante la quale è stato preso di mira più volte nonostante avesse dichiarato ufficialmente di volersi ritirare augurando ai cinque candidati che vincesse il migliore.

Gianni Casarotto pare sia fuori Thiene e la sua decisione di stare lontano dalle tensioni degli scrutini la dice tutta sulla volontà di metter un punto alla sua esperienza politica.

Dieci anni da sindaco, che hanno lasciato il segno anche per il numero di opere urbanistiche ora in eredità a chi gli succederà. Un sindaco che non si è risparmiato, che si è sempre messo in gioco, che è stato sempre in mezzo alle gente per dare ascolto a tutti, anche a chi non lo aveva votato.

Democristiano fino al midollo, ha intessuto rapporti sani e sempre collaborativi con i primi cittadini del comprensorio: ha tentato anche qualche operazione di fusione incontrando però personalismi e mancanza di volontà nel creare aree che andassero oltre i confini comunali per realizzare quei progetti che, con popolazioni più consistenti, sono più semplici da realizzare.

Di Giovanni Battista Casarotto rimarrà un ricordo positivo per il rispetto dei ruoli, che ha contraddistinto il suo mandato. Permaloso come un calabrese, ha sempre incassato critiche dialogando con la stampa per la quale ha dimostrato rispetto e riverenza.

Anche quando è stato attaccato ferocemente e ingiustamente. Sarà dura per il prossimo sindaco reggere il paragone: Casarotto era in grado di scrivere un biglietto di auguri anche a chi all’opposizione gli dava filo da torcere.

Attento e rigoroso, non c’è stata ricorrenza che non abbia onorato con il calibro dell’istituzione. Dieci anni di mandato non facili quelli di un primo cittadino che ha dovuto fare i conti con il lutto più grave che possa colpire un genitore e con una malattia che ha segnato molte delle sue giornate. Non è mai mancato però quando doveva esserci e soprattutto quando Thiene aveva bisogno di essere rappresentata.

Tirando le somme dei dieci anni di mandato di Giovanni Casarotto, la dote che senza ombra di dubbio gli va riconosciuta è quella di essere stato un leader. E’ stato il primo a lanciare le larghe intese, ancor prima che approdassero nei palazzi romani, mettendo insieme Forza Italia, gli ex di Alleanza Nazionale, il Partito Democratico, i moderati ed i centristi: solo un uomo carismatico, che di politica ha dimostrato di intendersene veramente, poteva tenere in piedi un gruppo con anime tanto diverse, ma che sono rimaste unite fino alle fine grazie al suo ascendente.

Lo ha fatto fino all’ultimo giorno, anche quando la sua ‘pupilla’ Gabriella Strinati ha abbandonato il gruppo col quale inizialmente aveva deciso di esserci. Nonostante gli altri componenti della Giunta avessero intuito che stava ammiccando con ‘il nemico’, l’ha tenuta al suo fianco per non creare ulteriori imbarazzi, quando in cuor suo sapeva di avere accanto chi non gli era più fedele da un pezzo.

Quello che ha insegnato a tutti  Gianni Casarotto è che l’arte del comando può stare dietro anche all’uomo col volto di Babbo Natale: si può essere autorevoli anche con educazione e impartire ordini anche a voce bassa.

Natalia Bandiera

Marco Zorzi

 

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