Proprio un “bel” regalo quello riservato per il suo centenario dal Comune di Valli del Pasubio al Cai di Schio, che gestisce il Rifugio Papa con un contratto di  locazione annuale. La brutta sorpresa fatta recapitare come una doccia gelata è un atto con cui si chiede la somma di 500mila euro, che rappresenterebbe il pregresso di 10 anni di occupazione di suolo comunale. Il tutto contenuto in una delibera approvata dal consiglio comunale e della quale nell’Altovicentino si fa un gran parlare e non solo perchè la questione è finita nelle competenze della Regione Veneto. Anche perchè ci si sarebbe aspettati dall’amministrazione comunale almeno un colloquio, preceduto dal documento formale. Qualche parola per spiegare la decisione presa. Quando i vertici del Cai hanno letto quella cifra sono rimasti di stucco. Quel posto meraviglioso, al quale è stata addirittura dedicata una mostra, che racchiude 100 anni di storia e di gesta non è solo una meta turistica. E’ anche un punto di riferimento strategico in caso di soccorso, per tanti volontari e alpini. Ora il Comune di Valli vuole 10mila euro l’anno, li pretende in virtù della legge. Fosse solo questo: è il conteggiare anche il pregresso che ha fatto gelare il sangue agli appartenenti al Cai.

Il 2 luglio 1922 il Cai di Schio inaugurò, a Porte del Pasubio, il suo rifugio alpino. Ha deciso di costruirlo lì, su una casa dei soldati, al centro di quella che fino a quattro anni prima era stata una città della guerra, una scelta fortemente simbolica, di adozione del Pasubio da parte di tutta una città, Schio, e dei paesi delle valli, una casa della guerra mantenuta viva per proteggere la memoria.
E infatti sono accorse a Porte, quel giorno, per l’inaugurazione, quasi quattromila persone, una folla enorme, superiore a ogni aspettativa, in un’epoca in cui andare in montagna era una cosa assolutamente nuova, una sorta di pellegrinaggio (dopo l’inaugurazione vera e propria era prevista la celebrazione di una messa al cimitero di guerra di Sette Croci, quello che oggi conosciamo come cimitero della brigata Liguria). Qualcosa che ci fa capire quanto fosse forte, finita la guerra, il bisogno di salire in questi luoghi, di rendersi conto, anche di stringersi insieme. Il rifugio si chiamava allora Pasubio. Ampliato via via negli anni è oggi il Rifugio Papa.  Con il Comune di Schio, il Cai ha festeggiato  i suoi cento anni con due eventi successivi. Un ampliamento del rifugio, un nuovo corpo, che con un design moderno, semplice e pulito, ripropone la forma a capanna alpina del primo rifugio, quello inaugurato cento anni fa. Un corpo pensato unicamente in funzione logistica: un buon magazzino; una cucina finalmente spaziosa; delle camere a sé per chi l’estate ci lavora e  ci vive. Qualcosa che era diventata ormai indispensabile perché il rifugio potesse far fronte, senza rinunciare alla sua natura di rifugio alpino, vale a dire di luogo di accoglienza semplice e sobria ma attenta e cordiale, all’aumento quasi travolgente delle presenze degli ultimi quindici anni.

Poi,  una grande mostra al Museo Civico di Palazzo Fogazzaro di Schio .Una mostra che è una sorta di continuazione del percorso iniziato nel 2017 con quella dedicata alla Strada delle Gallerie,  che ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica. Come quella, anche questa è curata da Claudio Rigon. Più di trecento le fotografie esposte, per la quasi totalità inedite, mai viste, bellissime. Provenivano per la gran parte da archivi familiari, da biblioteche e musei. Integrate da documenti,  cartine e oggetti.

Molte fotografie ritrovate negli anni, per la gran parte inedite, vennero scattate da chi viveva lì: raccontano la guerra, ma ancora di più il bisogno che ogni soldato aveva di casa, di paese. Esprimono, ed è difficile pensarlo possibile in guerra, un senso di appartenenza.

Il Rifugio Papa rappresenta la storia di un luogo caro a tutto il territorio e che oggi è molto conosciuto grazie alle migliaia di turisti che ogni anno frequentano le nostre montagne.

di Redazione AltovicentinOnline

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia