Schio contro, Thiene in prima fila. E per AVA il rischio è di essere più grande, ma meno “di casa”.

Dal 1° gennaio 2026 Alto Vicentino Ambiente e Soraris daranno vita a ViAmbiente S.p.A., nuovo gestore pubblico del ciclo rifiuti per una cinquantina di Comuni vicentini e circa 310 mila abitanti. È la prima tessera di un mosaico più largo che, nelle intenzioni, dovrà includere anche Agno Chiampo Ambiente, Valore Ambiente e il servizio oggi svolto a Vicenza, per arrivare a un unico operatore provinciale in house.

La narrazione ufficiale è collaudata: un solo soggetto, tutto pubblico, per guadagnare in efficienza, massa critica e capacità di investimento, difendendo al tempo stesso tariffe sotto la media regionale e tenendo alla porta i grandi player privati. I 50 sindaci favorevoli, riuniti in conferenza stampa proprio a Thiene, parlano di scelta “strategica” per il territorio e di “malessere” verso i due Comuni che hanno detto no. “Se 50 Comuni che rappresentano 310 mila abitanti hanno votato per la fusione e due hanno votato contro, forse quei due dovrebbero farsi qualche domanda”, ha sintetizzato il sindaco di Thiene, Gianantonio Michelusi.

Thiene, secondo socio per peso in AVA, non è un simbolo neutro: è uno dei Comuni dove il rapporto con AVA si è tradotto in opere concrete, come il nuovo ecocentro e la gestione delle criticità ambientali legate all’ex discarica “Quattro Strade”, oggi sotto osservazione di ARPAV con monitoraggi stringenti. Nonostante ciò, la città sceglie chiaramente il fronte ViAmbiente, ospita i sindaci “pro fusione” e si fa portavoce del modello di bacino allargato.

Dall’altra parte della barricata ci sono Schio e Torrebelvicino, che rappresentano l’altra metà del cielo dell’Alto Vicentino: il primo è socio principale e sede del termovalorizzatore, il secondo è Comune storico del perimetro AVA. Entrambi hanno votato contro la fusione, denunciando che il progetto, così com’è, “non garantisce che l’impianto resti sotto il controllo dei Comuni che lo hanno costruito e gestito finora”.

La loro critica è tecnica prima ancora che politica. Il nuovo schema di governance di ViAmbiente non si basa solo sulle quote societarie, ma anche sulla popolazione servita, con decisioni strategiche che richiederanno la doppia maggioranza: capitale e abitanti. Un modello pensato per bilanciare pesi diversi ma che, secondo Schio e Torrebelvicino, sposta di fatto il baricentro verso i Comuni più popolosi e geograficamente più lontani dal termovalorizzatore. In pratica, le decisioni chiave sull’impianto di Schio rischiano di dipendere da territori che non ne sopportano direttamente impatti e responsabilità.

C’è poi il capitolo più delicato: il valore messo sul tavolo. Nelle loro comunicazioni ufficiali, le maggioranze consiliari di Schio e Torrebelvicino sottolineano che la valutazione di Soraris, nell’arco di un solo anno, sarebbe salita da circa il 3 all’8 per cento del valore complessivo. L’8 per cento che spetta ai soci Soraris, a fronte del 92 che resta in capo ai soci AVA, diventa così il simbolo di un’operazione percepita come “sbilanciata”: non perché la minoranza non debba contare, ma perché l’aumento di peso di Soraris non sarebbe accompagnato – secondo i due

Comuni contrari – da motivazioni tecniche e patrimoniali adeguatamente documentate. Inoltre, anche se i numeri, 92% vs 8%, sembrano rassicuranti per l’Alto Vicentino, nella realtà non raccontano tutto: se la governance si gioca anche sulla popolazione servita e non solo sulle quote, il potere reale si distribuisce in modo meno lineare di quanto sembri sulle tabelle.

In controluce, il timore esplicitato è netto: “la fusione può trasformarsi in una svendita del patrimonio pubblico dell’Alto Vicentino più che in un suo rafforzamento”. Un patrimonio nel quale il termovalorizzatore è l’asset più prezioso: infrastruttura strategica, autorizzazioni difficili da replicare, ruolo centrale nella gestione regionale dei rifiuti. Metterlo “nel piatto” della fusione significa, per Schio e Torrebelvicino, rinunciare al controllo diretto del bene più importante in cambio di una partecipazione in un soggetto più grande, ma più distante.

A complicare la fotografia c’è la clausola parasociale che prevede una penale pari al 10% del valore della quota per i Comuni che votassero in modo difforme dagli orientamenti degli organismi di governance condivisa. Una norma che, nella lettura dei contrari, limita in modo sostanziale la libertà di voto dei soci e la capacità di controllo democratico sulle scelte della nuova società. Non un dettaglio: in un gestore in house, l’autonomia dei Comuni non è un optional istituzionale, è il presupposto giuridico che consente l’affidamento diretto.

Sul fronte opposto, i sindaci pro ViAmbiente alzano la bandiera dell’urgenza: le concessioni delle società pubbliche vicentine scadono tra il 2027 e il 2029, il Consiglio di Bacino chiede modelli “industriali” e meno frammentati, il tempo per decidere non è infinito. Secondo la loro lettura, chi si chiama fuori oggi rischia domani di trovarsi in gara sul mercato aperto, magari con un grande player privato, con tariffe meno controllabili e minore capacità di incidere sulle scelte impiantistiche.

Nel mezzo c’è AVA, che ha imboccato senza esitazioni la strada ViAmbiente: l’assemblea dei soci ha approvato la fusione con 26 voti favorevoli su 28, e la società ha già depositato due ricorsi al TAR del Veneto per impugnare le delibere di Schio e Torrebelvicino nella parte in cui rifiutano di sottoscrivere i patti parasociali. Per AVA, la partita non è solo societaria: è anche regolatoria. Senza controllo analogo congiunto da parte di tutti i Comuni affidanti, ViAmbiente rischierebbe di non avere tutti i requisiti per l’affidamento diretto del servizio.

Alla fine, la fotografia dell’Alto Vicentino è paradossale. Da un lato Thiene, socio pesante, capofila politico del gestore unico e testimonial del modello “pubblico contro privato”. Dall’altro Schio, socio principale e sede del termovalorizzatore, pronto addirittura a valutare il recesso da AVA pur di non avallare un assetto giudicato lesivo per il proprio territorio. In mezzo, ViAmbiente: più grande di AVA, più forte sulla carta, ma costretta a nascere con un contenzioso aperto proprio con i Comuni chiamati a rappresentare l’identità storica dell’Alto Vicentino.

Quel che si profila all’orizzonte è il ripetersi degli errori commessi nel 2018 quando si creò un unico gestore pubblico del servizio idrico integrato, Viacqua, per 67 comuni della Provincia di Vicenza ottenuto per incorporazione di Altovicentino Servizi con Acque Vicentine dove il “calcolo” riferito al numero di utenti serviti ha consentito di affidare alla società incorporante – nonostante i bilanci in forte perdita degli anni precedenti – la governance del nuovo soggetto.

Per i cittadini la domanda non è se sia giusto o sbagliato “fare la fusione”. La domanda è più concreta: AVA, entrando in ViAmbiente, guadagna davvero forza o accetta di essere un po’ meno “di casa” sulle scelte che contano, a partire dal destino del termovalorizzatore e dalla gestione delle ferite ambientali sul proprio territorio?

Il tempo dirà se i vantaggi di scala, la difesa del modello pubblico e la promessa di tariffe stabili compenseranno il rischio – molto meno teorico, alla luce delle posizioni di Schio e Torrebelvicino – di una progressiva perdita di centralità dell’Alto Vicentino dentro un soggetto sempre più provinciale. Per ora, una cosa è certa: ViAmbiente nasce in un territorio che non parla più con una voce sola. E questo, per un gestore in house, è un problema strutturale, non solo comunicativo.

mds

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