C’è’ divisione sul disegno di legge che punta a riformare la caccia in Italia, ampliando le libertà dei cacciatori e riducendo le aree protette, il Paese sembra andare in tutt’altra direzione. Due sondaggi condotti da Ipsos e Istituto Piepoli rivelano un sentimento diffuso e trasversale: la stragrande maggioranza degli italiani non vuole un allargamento dei diritti dei cacciatori.
Secondo i risultati, il 94% degli intervistati ritiene che la caccia debba essere abolita, fortemente limitata o mantenuta nei confini attuali. L’85% la giudica pericolosa per la sicurezza delle persone, mentre il 78% la considera eticamente inaccettabile.
La riforma, al centro del dibattito politico nelle ultime settimane, prevede di estendere il calendario venatorio, ridurre le aree protette e ampliare l’elenco delle specie cacciabili. Un pacchetto di norme che, se approvato, rappresenterebbe un significativo cambio di passo rispetto all’attuale regolamentazione, considerata tra le più restrittive d’Europa. Ma i numeri dei sondaggi, commissionati dalla Fondazione Capellino – proprietaria del marchio di pet food Almo Nature – raccontano un’Italia tutt’altro che favorevole a una liberalizzazione.
“Ascoltare il sentimento del Paese”
«Non vogliamo abolire la caccia, ma impedire che si approvino nuove norme che vadano contro la volontà della maggioranza degli italiani», ha spiegato Pier Giovanni Capellino, presidente della Fondazione. Capellino invita la politica a un atto di responsabilità: «Si ascolti il sentimento del Paese. Pur nel rispetto dei diritti dei cacciatori, chiediamo che vengano garantiti anche i diritti di chi difende la fauna, la biodiversità e le politiche ambientali. In una democrazia – aggiunge – è doveroso tutelare gli interessi di tutti, senza prevaricazioni, salvaguardando ciò che è patrimonio nazionale e promessa di sostenibilità per il futuro».
Il nodo ambientale e la sicurezza
Negli ultimi anni, la questione caccia è tornata periodicamente al centro delle polemiche, tra incidenti venatori e allarmi legati alla tutela della fauna selvatica. Molti ambientalisti ricordano che l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto tasso di biodiversità, e che ogni intervento sulle norme di caccia deve tenere conto non solo della tradizione rurale, ma anche della crisi ecologica in atto.
Secondo i dati di associazioni come Legambiente e WWF, ogni stagione si registrano decine di incidenti, spesso con feriti e vittime tra i civili. Da qui la crescente percezione della caccia come un’attività anacronistica e rischiosa, soprattutto in aree densamente abitate.
Stampa questa notizia




