Secondo uno studio condotto dal Nucleo Investigativo per i reati sugli animali del Corpo Forestale dello Stato e dall’Associazione Link-Italia effettuato nelle carceri italiane grazie alla collaborazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, chi maltratta gli animali è un potenziale criminale.
Numeri alla mano risulta che, su un campione di 537 detenuti per reati diversi, ben l’87% da minorenne ha maltrattato, ucciso o assistito a maltrattamenti e uccisioni di animali, il 64% dei detenuti ha maltrattato animali da adulto e tra questi il 48% aveva già maltrattato animali da minorenne.
Lo studio che ha sommato i dati raccolti nelle carceri con quelli già raccolti in altri ambiti tra cui centri di recupero dalle dipendenze, comunità per minori e centri di supporto e assistenza alle vittime, ha potuto basarsi così su un campione rappresentativo di 942 casi link, da cui è stato possibile anche delineare l’identikit del maltrattatore di animali: maschio nel 96% dei casi e minorenne nel 27%.
Assassini, stalker, partner violenti, esponenti della malavita organizzata e delle gang malavitose hanno spesso in comune un comportamento violento verso gli animali.
“Questo studio – spiega Francesca Sorcinelli, presidente di Link-Italia – è molto significativo perché consente oggi di affermare in modo scientifico che la stretta correlazione esistente tra maltrattamento e uccisione di animali, violenze interpersonali e lo sviluppo di ogni altro comportamento antisociale criminale è un fenomeno assolutamente vero in termini scientifici e non più soltanto attribuibile a percezioni o intuizioni personali date dal buonsenso, ma oggi è un dato scientifico incontrovertibile fino a prova scientifica contraria”.
Non solo: è tra i 4 e i 5 anni che si manifesta la crudeltà sugli animali. “Per questo è molto importante – afferma Sorcinelli – che i genitori, gli educatori, la società capiscano che il maltrattamento di animali deve essere inibito fin da subito con dei messaggi educativi ben precisi. Perché la violenza sugli animali non è una ragazzata, ma un fenomeno grave che può andare in escalation”.

Ansa

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