Gambero Rosso- Le multinazionali della carne e dei latticini si confermano tra i principali responsabili della crisi climatica. A metterlo nero su bianco è un nuovo rapporto pubblicato da Foodrise, Friends of the Earth U.S., Greenpeace Nordic e l’Institute for Agriculture and Trade Policy, dove si evidenzia come le emissioni generate dai 45 maggiori gruppi mondiali del settore agroalimentare e zootecnico superino complessivamente il miliardo di tonnellate di gas serra, una quantità superiore a quella riportata per l’Arabia Saudita, secondo produttore mondiale di petrolio.

Dalla carne gas serra come i giganti dell’oro nero

Il rapporto, intitolato “Roasting the Planet: Big Meat and Dairy’s Big Emissions”, è stato diffuso in vista della Cop30 sul clima che si terrà dal prossimo 10 novembre a Belém, in Brasile. Nel testo si evidenzia come oltre la metà di queste emissioni derivi dal metano, il potente gas serra che gli scienziati considerano cruciale da ridurre drasticamente entro questo decennio per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Tra le aziende più inquinanti spicca la multinazionale brasiliana della carne Jbs che da sola rappresenta quasi un quarto delle emissioni totali stimate nel rapporto. Seguono MarfrigTysonMinerva e Cargill: insieme questi cinque colossi generano circa 480 milioni di tonnellate di gas serra, più di quelli riportati da giganti del petrolio come Chevron, Shell o Bp. Lo studio sottolinea inoltre che tre quarti delle emissioni complessive provengono da appena 15 aziende, a conferma di come la concentrazione del potere climatico sia nelle mani di pochi gruppi industriali. Ben Lilliston, direttore delle Strategie Climatiche presso l’Institute for Agriculture and Trade Policy, ha dichiarato: «Nonostante anni di promesse di riduzione delle emissioni, le principali aziende di carne e latticini continuano a promuovere in modo sconsiderato sistemi di produzione che inquinano il clima. È tempo che i governi intervengano e assumano la guida, con normative e spesa pubblica allineate, volte a ridurre le emissioni e a sostenere gli agricoltori nella transizione verso sistemi agricoli più sostenibili e a basse emissioni».

Le richieste in vista della Cop30 di Belém

Gli autori del rapporto chiedono ai governi di agire con urgenza. Tra le misure proposte c’è quella di introdurre obblighi di trasparenza e rendicontazione delle emissioni aziendali, fissare obiettivi vincolanti di riduzione dei gas serra con target specifici per il metano, ma anche adottare politiche che limitino la sovrapproduzione e il consumo eccessivo di carne e latticini favorendo la diversificazione delle fonti proteiche. Infine, il documento invita a sostenere una “transizione giusta” verso modelli agricoli basati sull’agroecologia, la sovranità alimentare e l’alimentazione vegetale, reindirizzando i sussidi pubblici oggi destinati all’allevamento intensivo. Secondo le Nazioni Unite, infatti, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi le emissioni globali di metano dovranno essere ridotte del 45% entro il 2030: un traguardo impossibile, avvertono gli esperti, senza un deciso cambio di rotta nel sistema alimentare mondiale. A tal proposito Martin Bowman, Senior Policy and Campaigns Manager di Foodrise, ha dichiarato: «Stiamo lanciando l’allarme sulle emissioni elevatissime delle grandi aziende di carne e latticini, che rivaleggiano da vicino con quelle delle grandi compagnie petrolifere e superano quelle di interi Paesi. Abbiamo urgente bisogno che i decisori politici si facciano avanti per affrontare questa potente industria attraverso la tassazione e la regolamentazione. Questo è assolutamente cruciale per la salute delle persone e del pianeta e per finanziare una transizione giusta verso un’alimentazione sana e sostenibile».

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