(fonte Il Fatto Alimentare)
Sebbene la produzione del foie gras sia illegale in 22 Paesi, compresa l’Italia, il 15 febbraio 2022 il Parlamento europeo ha approvato la relazione sul benessere degli animali in cui dice che la produzione è basata su procedure di allevamento rispettosa dei criteri di benessere animale. Si tratta di una posizione in contrasto con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) secondo cui l’alimentazione forzata, solleva “seri problemi sul benessere degli animali”. Tutto ciò è successo nonostante la nuova inchiesta del gruppo animalista L214, in cui si dimostra che le tesi dei sostenitori del foie gras sono anti scientifiche e che l’alimentazione forzata viola il benessere animale.
Il report realizzato dall’organizzazione francese documenta una realtà sconcertante all’interno degli allevamenti del Sud-Est della Francia, zona in cui la produzione è riconosciuta con il marchio IGP. Le immagini mostrano anatre schiacciate all’interno delle gabbie, dove l’alimentazione forzata viene fatta con una pompa pneumatica causando loro diarrea e aumento della mortalità. Il voto a favore del foie gras rappresenta un cambio di idea per i deputati europei, che quasi un anno prima nel rapporto “End the Cage Age”, avevano chiesto il divieto totale dell’alimentazione forzata. Non bisogna però meravigliarsi di questo cambiamento. Paesi come Bulgaria, Francia, Spagna, Ungheria, Belgio hanno una deroga speciale alla legislazione per i legami tradizionali del prodotto considerato un patrimonio regionale.
Nel testo approvato si legge che la pratica dell’alimentazione forzata è rispettosa dei “parametri biologici degli animali” e dei “criteri di benessere, poiché si tratta di una produzione estensiva che si si svolge in aziende a conduzione familiare, dove i volatili trascorrono il 90% della loro vita all’aria aperta e dove la fase d’ingrasso, dura in media da 10 a 12 giorni con due pasti al giorno”. Non c’è quindi da meravigliarsi se il foie gras venga commercializzato anche nei paesi dove è vietata la produzione. Il Regno Unito, dove il divieto è entrato in vigore nel 2006, ne importa ancora 200 tonnellate ogni anno. In Italia la produzione è vietata dal 2007 e anche numerose catene di supermercati hanno scelto di non venderlo più. Ciononostante l’importazione e la commercializzazione sono tuttora possibili.
“Il Parlamento ha fallito completamente il suo obiettivo, dedicando gran parte del testo agli interessi economici degli allevatori piuttosto che al benessere degli animali, la relazione contraddice anche le precedenti posizioni del Parlamento”. Così ha commentato Olga Kikou, responsabile di Compassion in World Farming EU, un’associazione che chiede di migliorare il trattamento degli animali nel settore agricolo.
Secondo il sito Euractiv “il cambio di posizione è semplicemente una testimonianza del fatto che gli eurodeputati accettano una posizione più pragmatica sulla questione. Il Parlamento non ha preso una posizione positiva o negativa, ma realistica che riflette la realtà della produzione”. Christophe Barrailh, presidente di Euro Foie Gras, ha dichiarato a Euractiv che il settore soffre di una “mancanza di conoscenza e comprensione” per cui ci sono ancora “concezioni errate e pregiudizi”. Gli uccelli migratori immagazzinano naturalmente grasso nel fegato prima di fare un lungo viaggio, quindi l’ingrasso di oche e anatre per la produzione di foie gras è una “mera riproduzione di questa attitudine fisiologica naturale, non patologica e totalmente reversibile”.