Hanno visto vagare una capriola incinta sulla strada vicina alle colline tra Cornedo e Monte di Malo e dopo aver capito che era prossima al parto si sono anche resi conto che l’animale non riusciva a mettere al mondo le sue creature e stava cercando aiuto.
La storia di Tina, chiamata così dal veterinario thienese Massimo Nicolussi, è a lieto fine e ha quasi del miracoloso, perché gli animali selvatici non avvicinano l’uomo.
“Ha deciso di chiedere aiuto all’ uomo quando ormai non aveva più alcuna speranza – è il racconto del professionista – Mamma capriola girovagava lungo le strade, lasciandosi avvicinare o meglio ancora quasi ricercando la presenza dell’uomo. Da un punto di vista scientifico quasi tutto ha una spiegazione: in questo periodo, a causa delle norme anti covid, la presenza sul territorio degli esseri umani è più rarefatta e discontinua. E’ quindi normale che gli animali selvatici siano di conseguenza più confidenti, avvicinandosi più frequentemente alle abitazioni. In qualsiasi essere vivente, quando le energie vengono quasi a mancare e la stanchezza prende il sopravvento, tende a sparire anche ogni forma di paura. Lo stato interessante (la gravidanza) riguarda in questo periodo dell’anno quasi tutte le capriole che, se non hanno appena partorito, sono comunque a termine. Un problema di parto (distocia) nella mentalità comune può coinvolgere una donna, al più una femmina di una specie domestica, non selvatica. In realtà, la distocia, anche se più rara e il più delle volte secondaria ad altri piccoli problemi sottostanti, riguarda anche le specie selvatiche. Le patologie più comuni come la strongilosi, la miasi nasale, le forme patologiche polmonari… ed altro erano state tutte prese al vaglio e scartate! Era anche ormai evidente l’impossibilità che potesse partorire da sola: non ci restava altro che procedere con il cesareo per Tina, così l’ho chiamata per la sua voglia di vivere che mi ricorda la Turner. Le radiografie parlavano chiaro, il parto naturale era già in ritardo e l’ecografia si era rivelata subito non così importante dopo il primo sussulto dal grembo materno: erano ancora vivi! Dovevamo procedere in fretta e concentrati. Tina ci guardava con quei grandi ed imploranti occhioni nocciola, ormai certa che solo il nostro intervento avrebbe potuto salvare la sua vita e soprattutto quella dei suoi piccoli. L’uomo, il più sofisticato tra i predatori, colui che sarebbe stato in grado di ucciderla con una palla di fuoco anche da grande distanza senza che lei se ne potesse rendere conto, questa volta, proprio grazie ai suoi strani e quasi diabolici poteri, avrebbe forse potuto salvarla! O porre fine ad ogni sofferenza nella maniera più rapida possibile”.
Tina ha poi superato il cesareo, delle 2 piccole una si è presentata subito con poche speranze di vita ed è sopravvissuta mezz’ora circa. L’altra ora sta bene; le condizioni di Tina sono ancora critiche, malgrado l’intervento sia andato molto bene. Questo perché Tina resta sempre un animale selvatico ed è facilmente stressabile. “Lei comunque ha già vinto ampiamente la sua battaglia di mamma – ha concluso Nicolussi – Si è lasciata portare da noi. Senza il nostro intervento a quest’ora non saremo qui a parlare di queste due bellissime creature. La mamma adesso si chiama Stella e per la cucciola si accettano suggerimenti”.
A.B.