Quest’anno il Natale sembra arrivare ancora prima del solito. Le prime vetrine illuminate compaiono già a ottobre, e nei laboratori dei lievitisti l’aria di festa inizia ben prima che le città accendano le luminarie. È il segnale di un mercato che continua a crescere e a correre, soprattutto quando si parla di panettoni artigianali. Chi li acquista lo sa: il prezzo è salito ancora. E ormai superare i 40 euro non stupisce più nessuno. Fa impressione pensare che nel 2020 un buon artigianale costasse in media 30 euro; oggi quella cifra è solo un ricordo, quasi un frammento di un’epoca che appare lontanissima. Nel 2025, infatti, i 40 euro sono diventati la nuova normalità. A determinare questi aumenti concorrono diversi fattori, ma le voci che pesano di più sono sempre le stesse: materie prime e packaging. Ogni anno c’è un ingrediente che diventa l’anello debole della filiera, spingendo i costi verso l’alto. Nel 2025 è toccato al tuorlo d’uovo, raddoppiato di prezzo per via dell’influenza aviaria e della domanda crescente dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti. È un effetto domino che finisce inevitabilmente sul prezzo finale del panettone. Per capire davvero come si è mosso il mercato, abbiamo ripreso in mano la nostra classifica dei migliori panettoni del 2024 e osservato cosa è cambiato nei listini dei primi dieci. Qualche buona notizia c’è: Casa Manfredi ha mantenuto invariati i suoi 42 euro, così come Pasticceria Marisa, che ha scelto di non ritoccare nulla. Ma gran parte dei protagonisti ha invece dovuto fare i conti con costi più alti. The Rag, arrivato quarto lo scorso anno, è passato da 35 a 40 euro in preordine e addirittura a 45 euro prezzo pieno, con un aumento che sfiora il 30%. Anche Alimento è salito, da 42 a 45 euro, mentre Giorgio Bolzani – seconda posizione nel 2024 – ha ritoccato il suo panettone da 38 a 40 euro, uno degli aumenti più contenuti. A Torino, Enrico Murdocco di Tellia passa da 41 a 44 euro. I grandi nomi, quelli ormai storici per i fan del panettone d’autore, hanno mantenuto incrementi più moderati. Tiri ha aggiunto un euro al listino, salendo a 43 euro, mentre Vignola passa da 37 a 38. Il vincitore dello scorso anno, Ciacco, è quello che registra l’aumento più significativo tra i big: da 40 euro arriva a 44. Diversa, invece, la storia del pandoro. Dopo l’ondata di entusiasmo del periodo post-pandemia, oggi vive una fase più tranquilla. E infatti molti produttori hanno scelto di non aumentare i prezzi: Tiri, Casa Manfredi, Renato Bosco e perfino la pasticceria Dolce&Salato di Liscate hanno mantenuto invariata la cifra, rispettando quel sorprendente prezzo di 35 euro al chilo. Anche qui, naturalmente, non mancano le eccezioni: il rincaro più evidente arriva da Pietro Macellaro, che passa da 46 a 54 euro. C’è anche da dire che molti grandi produttori non hanno ancora iniziato la produzione: a ottobre il pandoro non è ancora comparso negli shop online di nomi attesissimi come Roberto Cantolacqua o Vignola. Un dato, però, resta difficile da ignorare. Nel 2025 l’inflazione è cresciuta di meno di un punto percentuale. Gli aumenti dei panettoni artigianali? Vanno dal 2% fino a superare il 20%. Numeri che fanno riflettere, perché confermano una trasformazione ormai evidente: il panettone non è più soltanto il dolce della tradizione italiana, ma un prodotto premium, quasi un rituale di status. Se gli italiani saranno disposti a spendere ancora per portarselo a casa, lo scopriremo solo a gennaio. Per ora possiamo dirlo senza troppi giri di parole: comprare un buon panettone artigianale, oggi, significa scegliere un lusso. E come tutti i lussi, sarà il mercato a decidere quanto a lungo potremo permettercelo.
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