In un contesto segnato da tensioni globali, dazi all’export e cambiamenti nei consumi, anche il mondo del vino si trova a fare i conti con nuove sfide. A Vinitaly, uno dei protagonisti più attesi è stato Renzo Rosso, fondatore del marchio Diesel e della holding Only The Brave Group, che guida alcuni tra i più noti brand del lusso (da Maison Margiela a Marni, Jil Sander e Viktor&Rolf), ma anche vip-vigneron convinto, alla guida di Diesel Farm e della holding vitivinicola Brave Wine, con investimenti tra le colline di Marostica, l’Etna e le Langhe.
In un’intervista a WineNews, Rosso ha tracciato un parallelo tra il suo mondo d’origine – la moda – e il settore del vino, individuando strategie comuni per affrontare il calo dei consumi e la trasformazione degli stili di vita. “Nel fashion – ha spiegato – stiamo vivendo una fase simile: meno traffico nei negozi, meno affluenza, più attenzione alla spesa. E così come lì, anche nel vino serve puntare su CRM e clienteling, ovvero sulla costruzione di una relazione solida con il consumatore”.
Secondo Rosso, la chiave per affrontare la crisi non sta nel rincorrere il mercato, ma nel educare il cliente: “Bisogna raccontargli chi sei, perché fai quel vino, quanta passione ci metti. Le storie vere legano le persone al prodotto, e anche con meno clienti si può vendere di più, se chi compra è davvero fidelizzato”. Una lezione, quella della fidelizzazione, che Rosso dice di aver già applicato con successo nel mondo della moda.
Quanto alle tendenze emergenti – come quella dei vini low o no alcol – Rosso non si nasconde dietro a convenevoli: “Sono mode, è vero. Ma bere un vino senza alcol mi sembra un po’ triste. Capisco la necessità di un contenuto alcolico più basso, ma se vogliamo qualcosa senza alcol, allora beviamoci una Coca Cola”. La sua è una posizione chiara: apertura all’innovazione, ma senza snaturare l’essenza del vino.
Sul fronte export, uno dei nodi più caldi è quello dei dazi, che rischiano di frenare la crescita del vino italiano sui mercati internazionali. Rosso ha auspicato un intervento deciso dell’Europa: “Spero che Giorgia Meloni, con il supporto delle istituzioni europee, riesca ad abbassare queste percentuali. I dazi penalizzano soprattutto le cantine senza brand. Chi ha un nome forte può giocare su altri livelli, lavorando sul posizionamento del prodotto”.
E il vino, oggi, resta ancora un investimento valido? “Assolutamente sì”, ha detto Rosso. “Il vino è convivialità, è cultura. Un bicchiere condiviso rende più facile il dialogo, ti fa sentire meglio. Non c’è cena che non meriti un sorso di vino. Per questo continuo a investire”.
I suoi investimenti, ha aggiunto, si muovono su due fronti: da un lato la ricerca della qualità, oggi supportata anche dall’uso di tecnologie avanzate e intelligenza artificiale; dall’altro, la cura dell’esperienza, creando cantine accoglienti, belle, capaci di raccontare davvero chi c’è dietro ogni etichetta. “Una bella cantina crea connessione, genera fiducia. È lì che nasce il legame tra il produttore e il visitatore”.
Infine, Rosso ha lasciato intendere che nuovi progetti potrebbero presto arricchire la sua galassia vinicola: “Mi manca ancora qualche gioiello… ci sto lavorando”.
Fonte Il Gambero Rosso
