a cura di Livio Gemmo

Avete mai sentito dire che la bellezza salverà il mondo? Immagino di sì. È una magnifica frase tratta da un libro scritto una quindicina di anni fa, quindi piuttosto recente. Il fatto che sia diventata più nota di colui che l’ha coniata, il filosofo bulgaro Cvetan Todorov, ne denota tutta la sua potenza dirompente, tutta la sua cristallina verità, tutta la sua magica e sapiente suggestione. Che il mondo debba essere salvato credo sia, oramai, evidente a ciascuno di noi: dalla volgarità, dall’ingordigia, dalla vanità, dalla superbia, dall’invidia… In altre parole, da noi stessi. E fin qui presumo non ci siano grosse obiezioni. Ma come può, appunto, la bellezza esercitare il suo potere salvifico nei confronti del nostro mondo? In che modo un concetto così astratto riuscirà a evitarci di finire nel baratro? E, inoltre, di quale bellezza stiamo parlando? Del design, del lusso, della moda, così tipici del nostro essere italiani, oppure andiamo più in profondità e ci riferiamo alla gentilezza, alla bontà d’animo e alla generosità?! Oppure ancora prendiamo in considerazione la scienza e l’affascinante bellezza delle sue scoperte?! In questa rubrica, intitolata “Il bello della vita”, cercherò di approfondire l’argomento osservando la bellezza ogni mese da un’angolatura diversa, in ogni articolo da un punto di vista nuovo, al fine di capire come questa entità, mi piace chiamarla così, potrà compiere il suo destino e mettere in salvo il nostro incerottato pianeta. Questo mese vorrei parlarvi della bellezza nella matematica. Possibile?! Come può una disciplina all’apparenza così fredda salvare il nostro mondo? E in che modo la matematica può essere considerata “bella”? Nell’immaginario collettivo la matematica è una scienza di freddi numeri. Se dovessimo associarle un colore sarebbe probabilmente il nero antracite (quello della lavagna, per intenderci). Nessun fascino, quindi. Solo rigore e freddezza. Solo disciplina e ragionamenti cervellotici. Ne siamo proprio sicuri?! Niente di più sbagliato! La matematica, per come la conosco io, è una scienza che trasborda di colori. La più vicina all’infinito che si possa immaginare. Nella matematica tutto è possibile, basta dimostrarlo. E l’eleganza è la sua chiave. Prendiamo la definizione di limite, ad esempio. Ve la ricordate? Consente di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di giungere dove la ragione non arriva, di varcare il confine di ciò che può essere immaginato. E che dire dei numeri primi, divisibili soltanto per sé stessi e l’unità e per questo, come ha sottolineato Paolo Giordano in un magnifico romanzo vincitore del Premio Strega, così soli? Poesia pura!

Vi lascio con questa ode alla matematica che ho scritto proprio io, sperando di trasmettervi tutta la bellezza di questa materia così troppo spesso incompresa e bistrattata.

Mente che non mente,

mi convinci che è reale ciò che riesco a malapena a intravvedere.

Elegante, bella, indifferente.

Ogni tanto mi affoghi in un bicchiere,

poi fornisci il salvagente e resta a galla il mio sapere.

Mente che non mente,

2

spieghi tutto. Anche Dio?

Un caro saluto dal vostro cultore di bellezza. E buona primavera!

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