Informazione selettiva per avvalorare le proprie convinzioni. E’ quello che sta alla base del complottismo, dove frotte di individui che sposano una teoria praticano con devozione il ‘cherry picking’. Selezionano cioè tutto il materiale necessario a spiegare la validità della propria tesi, accantonando volutamente tutto quello che confuterebbe il contrario.
‘Raccogliere le ciliegie’ insomma, selezionando le migliori, quelle che appaiono gustose e succulente, lasciando agli altri quelle che non ci piacciono.
Addentrarsi nel mondo del ‘cherry picking’ significa cercare conforto alla propria teoria, anche a costo di negare l’evidenza del contrario.
Il termine inglese è usato in modo allegorico e metaforico per spiegare chiaramente il complottista, quella persona che ‘raccoglie le ciliegie migliori e le mette nella propria ciotola’.
Capita spesso di imbattersi in discussioni dove il dialogo risulta frustrante e inutile. Dopo aver cercato di usare la logica per esporre le proprie motivazioni ci si scontra con chi puntualmente propone un pacchetto di risposte preconfezionate utilizzate come prova principe delle proprie affermazioni.
Nel momento in cui ci si rende conto dell’impossibilità di poter avere una conversazione costruttiva, ci si addentra nel mondo del Cherry Picking.
Il fenomeno del Cherry Picking è dovuto al fatto che c’è una motivazione ben precisa che porta le persone a selezionare le informazioni sulla base della convenienza che in quel preciso momento a loro è più opportuna. Non a caso, infatti, i complottisti sono soliti andare alla ricerca degli elementi che possano dar loro ragione: non raccolgono elementi per arrivare a una conclusione, ma partono da una loro convinzione e da quella vanno alla ricerca esclusivamente di elementi che la possano confermare.
Il tutto viene indicato con un meccanismo chiamato “fallacia logica”, o “fallacia argomentativa”, (un errore di logica nascosto nel ragionamento che comporta la violazione delle regole di un confronto argomentato e corretto tra due interlocutori) dove il soggetto tende a selezionare le sole prove a sostegno della propria tesi, ignorando contemporaneamente tutte le altre che la potrebbero confutare. Tale meccanismo può essere attuato sia in modo conscio che inconscio.
Un classico esempio e molto attuale, è il no-vax convinto. Messo di fronte a dieci articoli scientificamente autorevoli e pro-vaccini e una unica palese fake news contro i vaccini, il ‘cherry picker’ sceglierà quell’unica fake news, arrivando a definirla una ‘prova’ della sua tesi.
È ciò che spinge a comprare il giornale che più favorisce la nostra parte politica, o ci spinge ad iscriverci al gruppo social che più ci rappresenta.
Il cherry picking in parole semplici “chiude la mente” dell’interlocutore a idee diverse da quelle che già possiede.
Andrea Nardello