C’è anche la “paleo dieta”, che prevede l’utilizzo di cibi reperibili al tempo della preistoria, quando la durata della vita media era tra i 25 e i 40 anni, tra i motivi per cui alcuni medici hanno detto “no” al vaccino anti covid.
E poi alitosi, allergie, depressione. Sono solo alcune delle scuse che alcuni medici che hanno rifiutato il vaccino anti covid hanno paventato per motivare la loro scelta di dire ‘no’ al farmaco creato appositamente per sconfiggere il virus.
Ed è bizzarro, per non dire di peggio, che siano proprio alcuni ‘figli di Ippocrate’ ad inventare scuse per dribblare quello che un uomo di scienza dovrebbe, per ovvi motivi, essere il primo a sponsorizzare e a promuovere per primo.
Dal Corriere del Veneto, che ha pubblicato l’indagine, emerge quanto di più impensabile. “Raucedine, alitosi, asma giovanile, astenia, insonnia, sonnolenza, diete particolari (un medico ha spiegato di fare la dieta paleolitica), ma anche ovviamente le più svariate allergie: alle fragole, ai pomodori, al cioccolato, ai crostacei”.
Naturalmente, per chi di loro ha già deciso di non vaccinarsi, poco importa se in ogni punto vaccini il personale è preparato per iniettare il vaccino giusto in base alle ‘patologie’ riportate dall’utente e se ci sono postazioni in grado di fornire risposta a tutte le domande. Il vaccino “non s’ha da fare” e questo conta.
Medici o stregoni? Il dubbio rimane, soprattutto davanti a chi ha indicato la paleo dieta, che prevede solo l’uso di cibi reperibili nella Preistoria, quando la durata di vita media era tra i 25 e i 40 anni. Non una garanzia di longevità insomma, a meno che non sia accompagnata dall’uso di farmaci e stile di vita moderni, tra i quali però, ‘magicamente’, non figura l’unico medicinale in grado di contrastare la pandemia che ha travolto il mondo.
Nel frattempo dalle Ulss venete sono pronti i richiami, che prevede anche sospensioni nonostante il rischio di tenuta del sistema sanitario.
Viene da chiedersi se questi medici ricordino il giuramento di Ippocrate, che in alcuni passaggi prevede l’impegno a “perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale, …, non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona, …, mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina”.