Ha poca voglia di parlare della vicenda giudiziaria, che gli ha distrutto la vita, ma è lucido quando affronta l’argomento: ne dà persino una spiegazione motivando in qualche modo ‘l’accanimento’ dei giudici pensando che quello che rischia per aver sparato addosso ai ladri voglia essere un segnale per la società civile. ‘Non ci si fa giustizia da soli perchè altrimenti, se l’avessi passata liscia io, dal giorno dopo, chiunque sarebbe stato autorizzato dalla legge a sparare addosso a chi entra nella proprietà altrui’.

 

A casa di Ermes Mattielli, 60 anni, di Arsiero, riusciamo ad entrare grazie all’ex sindaco Maurizio Colman, che non si è dimenticato di lui. Ma Colman non è il solo a fare un salto da quell’uomo che ha perso tutto per aver sparato contro due nomadi che erano penetrati per l’ennesima volta a casa sua per rubare. Gli amici non lo lasciano solo mai e non smettono di fargli coraggio e l’in bocca al lupo per il processo per tentato omicidio che lo vedrà sul banco degli imputati per i fatti del 13 giugno 2006. Quando arriviamo in quella casa che ha avuto gli onori della cronaca anche nazionale per fatti che qualcuno definisce paradossali, Ermes è seduto nel deposito dove avvenne il suo ‘confronto’ con i due ladri che lo hanno poi, denunciato. Mattielli ci accoglie senza fronzoli e parla del più e del meno, va a spegnere l’acqua per la pasta che si stava preparando per pranzo e sorride nei suoi jeans scoloriti e nel maglione consumato dal tempo.

Mattielli, glielo chiederanno in molti: cosa è cambiato nella sua vita dal giorno in cui sparò ai 2 nomadi che entrarono per rubare nel suo deposito di rottami?

‘E’ cambiata ogni cosa. Sono invalido, disoccupato, ho bisogno dell’aiuto di tutti. Ho eliminato le spese non necessarie, ho staccato per risparmiare anche il telefono, non ho più lavorato da allora, se non saltuariamente. Dopo la vicenda il mio deposito è stato messo sotto sequestro preventivo per 9 mesi, poi dissequestrato, ma non l’ho più rimesso in attività. Ho dovuto pagare migliaia di euro di sanzioni per materiali inquinanti. Sono ridotto così, guardatemi’.

Lei, pur rischiando 20 anni di carcere, non ha scelto di patteggiare, mossa che le avrebbe permesso nella peggiore delle ipotesi di uscire con la condizionale. Perché questa scelta?

‘Io non ho scelto il patteggiamento per il semplice fatto che non sono colpevole. Non volevo ammettere una colpa che non voglio assolutamente assumermi, nonostante il mio avvocato mi avesse proposto questa soluzione. Gli ho detto subito: ‘Che mi diano anche 20 anni, non patteggerò’. È colpa mia? Se i due tizi se ne fossero stati a casa loro, non sarebbe successo proprio nulla’.

Ha mai subito minacce o ritorsioni da coloro che ha sorpreso a rubare nel suo deposito?

‘Loro hanno un sistema subdolo per farti paura. Dopo l’ultima udienza di pochi giorni fa mi hanno aspettato fuori in 10, forse 12 persone della famiglia dei 2 nomadi. Non mi hanno detto nulla, si sono limitati a ridermi in faccia e a guardarmi con aria sprezzante. Poco dopo la vicenda altri erano passati davanti a casa mia, sempre ridendo come per sbeffeggiarmi. Mi hanno anche spintonato: vogliono intimorirmi’.

Col senno di poi, se potesse rivivere quella notte, ha mai pensato a come si comporterebbe adesso?

‘Onestamente non lo so. Con quello che sto passando, probabilmente avrei lasciato che l’allarme suonasse una volta in più prima di alzarmi. Poi però ripenso a tutte le volte che sono entrati negli anni scorsi per rubare, quasi ogni settimana. Mi hanno portato via di tutto, acciaio, rame, ottone, macchinari, perfino il pane dal sacchetto. Anche un rampichino. L’avevo lasciato là per un paio d’ore, ma è sparito subito. Non credo di riuscire a rispondere’.

Fiducia nella giustizia ne ha ancora?

‘Sto vivendo un incubo da 8 anni e non so se ne vedrò mai la fine. Mi viene da dirle che non l’ho mai avuta. Sono deluso dall’atteggiamento di sufficienza che ha la magistratura nei confronti dei cittadini. Me ne sono reso conto a mie spese. Loro non sbagliano mai, devono solo mantenere gli stipendi faraonici che hanno, mi manderebbero anche al fronte per questo, è così che in Italia funziona. Le dirò di più: del caso Mattielli ne hanno fatto una ragione di stato, un simbolo. Se assolvono me creano un precedente sulla legittima difesa che sarebbe pericolosissimo per l’ordine pubblico. Purtroppo la gente non vede quello che succede alle udienze, non capisce il clima che c’è là’.

Mattielli, a che punto è il processo?

‘Nel 2012 , mi hanno negato la legittima difesa, ma dovranno rifare totalmente il processo e ripartire da zero. Prima mi accusavano di aver sparato mentre i ladri erano già stesi a terra, adesso mentre scappavano. Sono stato rinviato a giudizio al 20 gennaio 2015. Come le ho detto, non so se vedrò mai la fine di questa vicenda’’.

C’è qualcosa che l’aiuta a superare i momenti di sconforto?

‘Sì, la gente, la solidarietà che ho avuto da tutti, siano di destra, di centro, di sinistra. Se mi sono salvato è solo grazie a loro, se fosse per la giustizia italiana sarei già rovinato. Da quando è accaduto il fatto non c’è giorno che non passi qualcuno a dirmi: ‘Sono con te’. È anche per questo che non ho accettato di patteggiare. Passano a raccontarmi quello che accade a loro, i furti che subiscono e che rimangono impuniti. Siamo tutti coinvolti, tutti, non solo io. Se dovessi dare loro un suggerimento, direi: quel che vi capita, pubblicatelo su facebook, fate girare le cose che non vanno, quel che vi accade di brutto, cercate la solidarietà di chi ha già subito dei torti’.

di Redazione Thiene on line

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