«La manfrina del “firma l’autonomia o in macchina con me non sali” è durata anche troppo. Gli alleati a geometria variabile di Zaia hanno atteso solo poche ore prima di rispondere “obbedisco”, per non rischiare di perdere il blindato ombrello elettorale del governatore più amato dell’emisfero occidentale. Una firmetta val bene Venezia, e li possiamo capire, quando si è maestri nel dire una cosa in Veneto e comportarsi in tutt’altro modo a Roma». Lo dice in una nota Erika Baldin, consigliera regionale veneta del Movimento 5 Stelle. «Come ha dimostrato il vergognoso voto  in Senato che ha riesumato – ricorda Baldin dopo che la Commissione Contenziosa del Senato ha annullato il taglio dei vitalizi – una decisione allucinante, che calpesta la volontà dei cittadini e un lungo percorso istituzionale intrapreso sulla spinta del forte impegno del M5S. La commissione del dietro-front è composta da cinque membri. Al suo interno ha, oltre a due tecnici nominati dalla presidenza del Senato, un esponente di Forza Italia e due della Lega. Ops, proprio la maggioranza che ci ritroviamo in Veneto. Nonostante i leghisti abbiano detto di essersi espressi contro – aggiunge la politica veneziana – non si ha traccia di interventi istituzionali (o di dirette Facebook, che per lui contano molto di più) di Salvini per assicurarsi che la commissione confermasse il taglio dei vitalizi. Come in Veneto, dici una cosa e ne fai un’altra: il doppio forno della vecchia politica che non si smentisce mai. Quindi non dimentichino, Lega e alleati, di inserire nel patto che ci propineranno prima delle elezioni regionali anche il taglio dei vitalizi. Un atto di facciata – conclude Baldin – che sarà il loro autogol, perché gli elettori capiscono chi si impegna con i fatti, come noi del M5S, e chi solo a parole. E ha la tendenza a dimenticare un dovere morale irrinunciabile come il taglio di questi privilegi, in un’epoca di grandi sacrifici economici per tutti i comuni cittadini».

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