di Andrea Nardello

Il sacrificio della classe politica per aiutare chi è stato veramente colpito dal Coronavirus. Oltre a fare post strappalacrime sapreste rinunciare ai vostri privilegi per metterli a disposizione di chi  sta soffrendo? E’ anche una questione economica e vi spiego il perché.

È trascorsa la prima settimana da quando è stata annunciata la stretta sulle attività lavorative. L’annuncio di sabato scorso 21 Marzo, da parte del premier Conte, seguito da una serie di bozze di decreto, ha creato smarrimento.

Da molti era auspicato, da altri no. Sono partite le offensive dalle parti sociali che in un primo momento aveva concordato con il capo del governo l’applicazione di un fermo alle attività per limitare i contagi.

Domenica 22 Marzo arrivano i comunicati delle associazioni di categoria e dei sindacati che chiedono di modificare quanto deciso il giorno prima.

Viene firmato il decreto, vengono riviste successivamente le attività che possono proseguire.

I prefetti vengono raggiunti da migliaia di richieste di deroghe che dovranno poi essere verificate dalla Guardia di Finanza, impossibile raggiungerle tutte quindi qualche furbetto la farà franca.

C’è preoccupazione fra gli imprenditori e i lavoratori. Non c’è chiarezza su quali saranno le reali misure che andranno a spingere l’economia quando questo momento sarà passato.

Il governo mette sul piatto 25 miliardi che diventeranno 50. L’opposizione ne chiede 100, 150.

Numeri e cifre che ora rimangono sulla carta, sui social, nei video dei tanti esponenti politici, troppi, che tirano l’acqua al mulino del proprio partito.

Intanto, quotidianamente, la gente di strada vive sulla propria pelle ciò che sta accadendo. La difficoltà a reperire quanto serve per sopravvivere. Affrontare l’incognita del prossimo periodo facendo i conti su quanto tempo rimanga prima di avere la necessità di accedere ai fondi che sulla carta ci saranno.

Ci sono le partite IVA, Commercianti, Artigiani che vedono quantificata la loro mancata rendita in 600 miseri euro. Sono le stesse categorie che nei tempi in cui non c’era l’emergenza erano additate come gli evasori, coloro i quali hanno reso il debito pubblico una voragine immensa.

Ci sono i lavoratori che non hanno la sicurezza di ritrovare il loro impiego quando e se la loro azienda riaprirà.

Ci sono i cittadini che percepiscono il reddito di cittadinanza. Aspettano che come ventilato da alcuni esponenti del governo, ci siano due mesi “franchi” in cui poter percepire la cifra senza rispettare le condizioni che dovevano evitare che ci fosse l’abuso. Poi si osserva l’importo e si nota che paradossalmente è superiore a quello di un Artigiano che è stato costretto a fermare la propria attività con investimenti in corso, stipendi da pagare, affitti da onorare.

Si arriva alla casta politica. Il grande contenitore che comprende i parlamentari, i sottosegretari, i consiglieri regionali. Tutti stipendiati dallo stato lautamente. Da alcuni di loro (molti sono letteralmente scomparsi dalla scena) arrivano proclami, da altri accuse, da nessuno la rinuncia.

La rinuncia in termini economici, dei loro compensi da destinare a chi realmente ha bisogno, ognuno per il proprio territorio, per i cittadini che li hanno eletti e dai quali torneranno a breve a chiedere di essere confermati.

Ci sono i rappresentanti delle categorie economiche, dei sindacati che pure loro non rinunciano ad un centesimo in meno da investire per chi rappresentano. Anzi, ci sarà qualcuno che troverà proprio in quelle sedi la possibilità di mantenere il proprio tenore di vita.

Questo vuole essere un j’accuse forte perché ci sono categorie di persone che meritano di essere rispettate non solo con post sui social, video strappa lacrime, musiche emozionali; ma da fatti concreti.

Parto dalla categoria dei politici che si stanno consumando per dare supporto a chi sta facendo l’impossibile per tenere in vita le persone colpite da questo nemico invisibile.

C’è un governatore in Veneto che ha i solchi sul viso che segnano la fatica nel portare avanti l’emergenza affiancato dagli assessori Lanzarin e Bottacin. Politici che si meritano fino all’ultimo centesimo che percepiscono.

Poi ci sono loro, la categoria più importante in questo momento di emergenza. Tutto il personale che opera nelle strutture ospedaliere, nelle case di cura, nei luoghi dove il nemico ti guarda e può colpirti in ogni momento.

Persone che non vedono i loro famigliari da quando è iniziata l’emergenza per paura di contagiarli.

Donne e uomini che leggono negli occhi dei pazienti la paura, la sofferenza, la vita appesa ad un filo sottile, la vita che sfugge. Loro, in prima linea.

Queste persone sono quelle che meritano da parte di noi tutti il piccolo sacrificio di rimanere in casa per fare in modo che la situazione cambi la direzione.

Ai politici, alla casta, chiedo che facciano un gesto di decenza e rinuncino al proprio compenso destinandolo alla comunità per aiutare chi ne ha realmente bisogno. Non è accettabile che il lavoro di opera in prima linea valga poco più di 1.000€, quello di un artigiano, di un commerciante, di una partita IVA valga 600€. Che il lavoro di un dipendente valga una percentuale di quanto percepisce e il tempo ridotto di un politico valga lo stipendio pieno.

Se veramente, come postate sui vostri social, rispettate gli operatori della sanità, i lavoratori, gli imprenditori, date un segnale forte varrà molto più di 100 post sui social.

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