Il nuovo motore dell’economia italiana potrebbero essere le piccole e medie imprese che sempre in maggior numero aprono cittadini con passaporto extra-comunitario, provenienti soprattutto da Marocco, Cina e Albania.

Il dato, in controtendenza in questo particolare momento storico caratterizzato da una profonda crisi dell’iniziativa imprenditoriale, dimostra come anche il settore socio-economico possa essere un terreno fertile per favorire l’integrazione degli  immigrati.

Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “Gli imponenti flussi migratori con i quali ci confrontiamo richiedono sicuramente politiche di accoglienza mirate. A queste, però, si possono affiancare strumenti e politiche di integrazione a basso costo quali quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale. E’ questo un ambito nel quale le Camere di Commercio giocano un ruolo importante“.

Nel 2015, le imprese individuali aperte da extra comunitari sono aumentate di quasi 23mila unità. Oggi In Italia si contano circa 350mila imprese di immigrati, che in misura percentuale corrispondono al 10,9% di tutte le imprese individuali operanti nel nostro Paese.

Nell’arco di 5 anni le imprese aperte da cittadini nati in Paesi fuori dall’ UE erano 100.000 in meno.

Il dato assume ancora maggior significato considerando che il saldo complessivo delle imprese individuali lo scorso anno è stato pari a -0,1%. Lo rileva Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio italiane.

Il settore dell’artigianato è quello dove si sono sviluppate più imprese di extracomunitari, in particolare servizi alle imprese (dove il 23% è extra-Ue), il commercio (16,4%) e le costruzioni (15,2%). Oggi sono quasi 120.000, ovvero un terzo di tutte le pmi di immigrati.

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