“ Che vuoi fare da grande?”.  “La poliziotta!”. Me lo chiedevano in tanti, quand’ero bambina, e a tutti rispondevo così. Perché poliziotto è bello. Perché al mattino ti svegli, indossi la divisa, distintivo in tasca, pistola nella fondina e…ti senti una forza della Natura. Vai a d aiutare i deboli, gli indifesi, a catturare i cattivi. Poi torni a casa, in famiglia, e racconti la tua giornata da eroe. E lì tutti ti ammirano. Sei Superman. Anzi no, sei meglio.

Tutto questo lo credi nell’età dell’innocenza. Poi la vita ti sbatte in faccia la realtà. Gli anni che via via aumentano ti fanno scoprire che poliziotto non è tanto bello. Non sono tutti Superman, e se vai ad aiutare i deboli, gli indifesi, a catturare i cattivi, puoi restarci secco.

Muori e sei morto per niente: perché magari quell’indifeso che hai aiutato non si ricorderà neanche il tuo nome dopo che sei morto; perché magari il cattivo che hai catturato a rischio della vita ( e l’hai persa)  dopo 2 giorni è fuori perché un avvocato è stato bravo a difenderlo e un magistrato si è attenuto a una legge garantista.

E poi ci sarà sempre il cretino, quello che a metterlo su una strada ad affrontare il pericolo ogni giorno che spunta se la farebbe addosso, che dirà: “ No vabbè, mi spiace ma se l’è meritato”.

E per te che sei morto, al massimo, ci sarà un funerale cui parteciperà il tuo dirigente di sezione, il capo della Polizia, e tanti colleghi. Tutti attorno alla tua bara con sopra il tuo cappello, il distintivo e lo stemma della Polizia di Stato.

Ecco, a parte i tuoi stretti familiari, sono loro, i colleghi di pattuglia, quelli che come te sono sulla strada tutti i santi giorni, che sicuramente saranno straziati dalla tua morte.

Uomini che come te, per uno striminzito stipendio, al servizio di uno Stato miope,  ogni mattina, quando escono da casa, oggi che “non sono più bambini che da grandi volevano fare i poliziotti”, si chiederanno: “Minchia… e se oggi muoio?”

Dedicato agli uomini della Polizia, dell’Arma dei Carabinieri, che ogni giorno affrontano la vita rischiando di perderla. Dedicato alle vittime di ieri, oggi e domani. Perché nulla cambia per loro.  Sono morti ‘dovute’.

Patrizia Vita

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