Esistono dei limiti anche alla sfacciataggine, alla presa per i fondelli, al finto rimorso che lacera una coscienza. Lo sa, a pochi giorni dalla messa in scena di tutto questo, Doina Matei, la ragazza di 21 anni che il 26 aprile del 2007 uccise un’altra ragazza, Vanessa Russo, 23 anni appena, calandole la punta di un ombrello in un occhio, nel corso di una lite in una stazione della metropolitana di Roma.

Doina da qualche giorno aveva goduto del regime di semilibertà, dopo soli 9 anni dall’omicidio, dopo una sentenza che la condannava a 16 anni. Era felice, Doina, della ritrovata, parziale, libertà, e sull’onda dell’entusiasmo ha dichiarato che, lei, Vanessa e quella tragedia non le avrebbe mai dimenticate; che lei, la prima cosa che avrebbe fatto era recarsi sulla tomba della sua vittima, perchè ormai erano unite per sempre, Vanessa e Doina.

Ha detto questo, Doina dal cuore gonfio di rimorso e la coscienza dilaniata dal malfatto. Lo ha detto. E poi se n’è andata al mare, si è fatta scattare foto: bella ragazza in bikini sulla spiaggia in una prima calda giornata dell’estate 2016. Come non avesse altro pensiero che vivere al meglio.

E ha ragione sul concetto: abbiamo tutti diritto di vivere al meglio, specie chi è giovane. Peccato che lei lo ha tolto, questo diritto, con una ombrellata nell’occhio, ad una ragazza di 23 anni. Ecco perchè, adesso, il giudice del Tribunale di Sorveglianza l’ha rimandata in cella. Lei si è detta pentita di quelle foto, ma rimane in carcere.

Va detto che l’Italia ‘giustiziera’ aveva accolto male il fatto che fosse fuori, anche se in semilibertà, l’assassina di Vanessa. Va detto anche che non è perchè Doina Matei è rumena che l’Italia si è scagliata contro la prima decisione del giudice ( come invece sostiene l’avvocato difensore dell’omicida).

La ragazza dell’est Doina Matei poteva arrivare da Centocelle o dal Vomero e fare quello che ha fatto, andrebbe ricordato all’avvocato. Perchè ribellarsi al riottenimento della libertà, parziale, a soli 9 anni dal fattaccio, è il minimo sindacale delle reazioni di un popolo civile. Un popolo che basa la propria sicurezza sulla certezza d’esistenza di una giustizia equa ma severa. Abbiamo italiani scarcerati dopo orrendi delitti, per i quali siamo insorti. Non si faccia di Doina Matei un’eroina ammantandola del ruolo di “perseguitata da odio razziale”.

Una che a soli 21 anni cala la punta dell’ombrello nell’occhio di una ragazza con cui litiga non può essere fuori dopo 9 anni. Non può farsi fotografare in costume, ridente, ad un giorno dalla scarcerazione.

Adesso il suo legale si opporrà alla revoca del regime di semilibertà. Sapremo come andrà a finire.

Patrizia Vita

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia