Lo Stato della Carolina del Sud ha eseguito la condanna a morte di Brad Sigmon, 67 anni, per fucilazione. E’ accaduto venerdì scorso. Si tratta della prima esecuzione di questo tipo negli Stati Uniti dal 2010.
Sigmon, dichiarato morto alle 18:08, è stato colpito da tre proiettili al cuore sparati da un plotone d’esecuzione, secondo quanto riferito dal Dipartimento di correzione statale. L’uomo era stato condannato per aver ucciso i genitori della sua ex fidanzata con una mazza da baseball nel 2001. Di fronte alla scelta tra iniezione letale, sedia elettrica o fucilazione, ha optato per quest’ultima, temendo possibili complicazioni legate ai farmaci per l’iniezione letale impiegati nello Stato.
Tre giornalisti presenti alla procedura – inviati di Associated Press, Post and Courier e WYFF – hanno riferito che Sigmon ha compiuto alcuni respiri profondi prima di essere colpito. Dopo l’impatto, il suo petto si è sollevato e abbassato un paio di volte e le braccia si sono irrigidite.
Si tratta del primo caso di fucilazione nella storia della Carolina del Sud. Sebbene la maggior parte degli americani continui a sostenere la pena di morte, l’uso del plotone d’esecuzione è considerato da molti una pratica antiquata. Tuttavia, la crescente difficoltà nell’ottenere i farmaci per l’iniezione letale ha spinto alcuni stati a reintrodurre l’uso delle armi da fuoco come alternativa.
Fino ad oggi, lo Utah era stato l’unico stato ad aver utilizzato il plotone d’esecuzione in epoca moderna, con esecuzioni nel 2010, 1996 e 1977.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, attraverso una nota commenta: “Si è trattato della quarta esecuzione col metodo della fucilazione dell’ultimo mezzo secolo, la prima degli ultimi 15 anni. Sebbene la pena di morte sia largamente di competenza dei singoli stati, c’entra anche il clima generale che si respira attualmente negli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, che tra l’altro ha ripristinato la pena di morte a livello federale dopo la moratoria ordinata da Biden. Con l’amministrazione Trump, la brutalità pare normalizzata e accettabile”.
Già nelle prime ore della nuova amministrazione, il presidente Trump ha firmato due provvedimenti che riguardano la pena di morte. Il primo incentiva i 50 stati federali a reperire i prodotti necessari per eseguire le condanne a morte tramite il metodo dell’iniezione letale data l’ormai cronica indisponibilità delle aziende farmaceutiche a fornirli. Il secondo decreto ha annullato la moratoria disposta nella primavera del 2021 dall’amministrazione Biden sulle esecuzioni federali. L’ex presidente Biden ha commutato quasi tutte le condanne a morte federali, lasciando però nei bracci della morte tre detenuti civili e quattro militari. Quella moratoria si era resa urgente proprio a causa del bagno di sangue lasciato dall’amministrazione Trump alla fine del suo primo mandato.
