Nel mondo, il 34% dei ragazzi dalla Gen Z, cioè quelli nati tra il 1997 e il 2012, si sente costantemente solo. Cosa che vale anche in Europa: stando a quanto specificato da Class Cnbc, solo in Gran Bretagna il trend coinvolge l’85% dei giovani appartenenti alla Generazione Z. Quanto all’Italia i numeri restano preoccupanti anche: infatti, secondo una recente indagine a cura di Bva Doxa, la percentuale italiana di ragazzi e ragazze appartenenti alla Gen Z che prova solitudine si attesta sul 45%. E’ quanto risulta da una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di Fondazione Relazionésimo. La motivazione principale è la disconnessione tra la vita online e quella offline, la quale genera confusione e disorientamento. Secondo l’analisi offerta da Newsweek, poi, per quanto riguarda il genere maschile, la mancanza di un partner, o banalmente l’etichetta “single man”, risulta un grande peso oltre che un fuoco che alimenta la “loneliness”. Inoltre, anche i social media e le aspettative della società attuale, che vuole e pretende sempre perfezione e risultati, giocano un ruolo estremamente importante. In questo caso negativo agli occhi e nelle mente della Generazione Z. Per uscire da questa situazione, secondo gli esperti bisogna puntare sulla comunicazione con i genitori che, pur appartenendo a generazioni diverse, risultano sempre la prima ancora a cui aggrapparsi e il primo rifugio in cui trovare riparo. Il tutto viene messo in risalto sia da Verywell Mind, che definisce quasi “terapeutico” il dialogo con mamma e papà per la Gen Z, sia da Psychology Today che vede nella solitudine addirittura un’opportunità per valorizzare o, in alcuni casi, ricostruire un rapporto significativo e duraturo con i propri “parent”.

Ulteriori considerazioni in merito arrivano da Ketty Panni e Ombretta Zulian, le artefici di Fondazione Relazionésimo, un progetto sostenuto da sociologi e psicologi che punta valorizzare il ruolo e l’importanza delle relazioni all’interno dei principali contesti sociali, tra cui quello famigliare: “La solitudine non è un problema da sottovalutare. Ne sono una prova concreta i dati sopra argomentati, per questo motivo risulta più che mai fondamentale tornare a dare importanza alle relazioni, in particolar modo a quelle più autentiche, ovvero quelle con i propri genitori”. Per costruire un rapporto forte e basato sul dialogo, rimarcano, “serve sicuramente affinare l’ascolto, come specificato da un recente approfondimento a cura del New York Post, e, di conseguenza, occorre la collaborazione di entrambe le parti, anche degli stessi parent”. A questo proposito non è affatto facile instaurare una comunicazione ottimale tra generazioni così diverse. “Infatti, non è un caso, che solo negli USA il 62% dei ragazzi appartenenti alla Gen Z chieda maggiore ascolto a mamma e papà con l’obiettivo di esprimere meglio le loro emozioni”. Su questi temi “abbiamo aperto da tempo un osservatorio, sia monitorando le molteplici indagini svolte sulle giovani generazioni, sia realizzandone in proprio. Il primo studio è dedicato a ‘Le relazioni con il futuro attraverso gli occhi dei giovani’, realizzato in collaborazione con Luca Romano di Lan – Local Area Network, coinvolgendo i giovani già nell’impostazione del questionario”. Il tutto nasce per indagare, analizzare e valorizzare le dinamiche relazionali nei diversi contesti della società contemporanea, tra cui la famiglia, per costruire una conoscenza condivisa e orientare scelte future ispirate all’umano e alla cura delle relazioni.

Per Giuseppe Castaman, direttore di Fondazione Relazionésimo per molti anni a contatto con i giovani nel ruolo di docente, “un dato che non può lasciarci indifferenti è che quasi la metà dei giovani italiani della Generazione Z manifesta segnali di disagio psicofisico. Un malessere che nasce spesso da una frattura profonda tra la vita vissuta online e quella reale, fatta di corpi, emozioni e silenzi non filtrati. Il dialogo e l’ascolto da parte dei genitori può essere una strada da perseguire. Forse può sembrare semplice e banale ma, i figli oggi non chiedono perfezione, chiedono presenza, e chiedono ascolto, senza giudizio. Perché solo sentendosi visti e accolti possono imparare a riconoscere, esprimere e trasformare le loro emozioni. Ricucire il filo tra le generazioni è forse la più grande sfida educativa del nostro tempo. Ma anche una potente opportunità”. Gli esperti della Fondazione lanciano quindi l’iniziativa “Ascoltami-Parlami”, un progetto multistakeholder di investimento educativo, sociale ed economico nei territori che promuove proprio la relazione con le nuove generazioni. Alla base di questo approccio ci sono incontri mirati ed efficaci rivolti genitori, così come ai docenti. Parlare apertamente “con”, e non “dei” propri figli, proponendo anche confronti “scomodi” con le generazioni passate, diventa essenziale, come pure fare attività con loro e non per loro, considerando che i ragazzi necessitano di un sostegno nel contrasto alla solitudine, non di genitori incombenti come ombre.

Con “Stacco tutto”, altra indagine svolta da Relazionésimo e curata da Sara Sampietro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, emerge inoltre come le nuove generazioni siano costantemente alla ricerca di un equilibrio e, al contempo, di un allontanamento netto da tutto ciò che per loro risulta “tossico”. Il compito di mamma e papà è dunque quello di recuperare il ruolo di genitori, fornendo consigli utili per aiutare i figli a trovare la propria strada e, di conseguenza, individuando insieme dei limiti e/o chiudendo tutte quelle porte definite “inutili” per la loro crescita.

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