“Non sappiamo piu’ come si fa a stare insieme”. E’ questa la frase che Chiara Borgia, pedagogista e vicedirettrice di ‘Uppa magazine’, la rivista per i genitori scritta da specialisti che si occupano di eta’ evolutiva, si sente ripetere sempre piu’ spesso dai ragazzi che incontra nell’ambito del suo lavoro. “E’ soprattutto la fascia dei preadolescenti, tra i 10 e i 14 anni, a subire maggiormente i disagi dovuti alla pandemia, a cominciare dalle aperture ‘a singhiozzo della scuola’- sottolinea Borgia- l’impossibilita’ di vivere una vita di relazione con i pari, il far parte di un gruppo, il confronto. Tutte quelle esperienze in cambio delle quali i ragazzi costruiscono se’ stessi, da un anno a questa parte, sono venute meno. E cosi’ anche quando si vedono non sanno che dirsi, stanno seduti vicini ma col cellulare in mano, dicono di non sapere piu’ come si fa a fare amicizia”.
La preoccupazione della pedagogista e’ per i vissuti emotivi. “Anche quando la scuola e’ in presenza i ragazzi fanno ormai fatica ad andarci- dice- hanno difficolta’ a partecipare alla vita scolastica perche’ la scuola per come e’ organizzata oggi ha perso un po’ di senso”. In particolare “l’alternanza di chiusure e aperture ha rotto tutti quei processi che di solito si creano come la socialita’, la formazione del gruppo classe ecc. Chi e’ passato da un ciclo all’altro, per esempio, non ha quasi avuto modo di stringere relazioni ne’ con i compagni ne’ con i professori. E poi ci si e’ concentrati molto sull’organizzazione delle aule, il distanziamento dei banchi ecc, condizioni che mettono i ragazzi un po’ in difficolta’”. Certo “i social hanno aiutato a mantenere i contatti- dice Borgia- ma sono quasi l’unica esperienza di relazione con l’altro che i ragazzi possono avere in questo contesto e, se diventano l’unico canale che ho per incontrare l’altro, il rischio di dipendenza da tecnologie diventa elevato”. Da qui l’importanza di guardare al futuro e soprattutto all’estate. “Dovrebbe essere al centro delle idee educative- dice Borgia- non allungando i tempi della didattica scolastica ma pensando a soluzioni per far vivere a pieno la socialita’ ai ragazzi, all’aperto, insieme, facendogli fare esperienze nuove. E’ possibile farlo in sicurezza. Quella a cui andiamo incontro dovrebbe essere un’estate ad altissima intensita’ educativa- dice in conclusione Borgia- bisogna ricominciare a garantire dei diritti, esperienze fondanti per la crescita, tasselli che se vengono a mancare non e’ facile ricucire”.