Un carta per dire no ad una piaga sommersa e difficile da portare alla luce. Il 61% degli studenti vicentini è vittima di bullismo.
E’ questo il dato macroscopico dell’indagine voluta dalla Commissione Provinciale Pari Opportunità e rientrante nel più ampio programma di lotta alla violenza. 
Il sondaggio ha interessato due istituti comprensivi della città e uno della Provincia per un totale di 1.508 alunni e 214 insegnanti ed è stato illustrato dalla psicoterapeuta Olimpia Degni durante la tavola rotonda organizzata nella Sala Consiglio di Palazzo Nievo dalla Commissione Pari Opportunità in occasione delle recenti Giornate Mondiali contro la Violenza alle Donne (25 novembre) e a tutela dei Diritti dell’Infanzia (20 novembre).

Dati dell’indagine

Donne e bambini, due temi strettamente collegati se è vero, come dice il sondaggio, che a compiere atti di bullismo sono per l’81% i maschi. A riprova che la violenza si “impara” da piccoli e ha essa stessa un “genere”: quella maschile è diretta, fisica o verbale che sia, mentre quella femminile è subdola, tende ad escludere.
Il 13% degli studenti che hanno compilato il questionario (rigorosamente anonimo) è spesso vittima di bullismo, il 48% raramente e il 39% mai. Si tratta, per la maggior parte, di prese in giro (25%) e di offese (19%) mentre solo il 4% denuncia una violenza fisica.
Avvengono perlopiù lontane dagli occhi vigili degli adulti, insegnanti in particolare: il 54% dei casi si verifica infatti in cortile e il 12% nei corridoi. 
Pochi reagiscono di fronte ad una violenza subita: il dato nazionale parla del 25% di denunce. Alla domanda “Come reagisci di fronte ad un atto di bullismo?” gli studenti vicentini dichiarano di chiedere aiuto ai compagni di classe, ma lo fanno tanto più quanto più crescono (18% elementari, 50% medie), mentre è inversamente proporzionale la richiesta di sostegno agli adulti.
Nel caso in cui, invece, i ragazzi assistano ad atti di bullismo, un buon 34% interviene in difesa della vittima, mentre la maggior parte (53%) avvisa gli insegnanti.
Quanto al bullismo attivo, il 60% degli intervistati dice di non aver mai fatto prepotenza ad altri, il 27% raramente, il 3% spesso. Per quali motivi? Per ricambiare un torto subito (16%), per provocazione (12%) o addirittura per semplice divertimento (3%).
Gli insegnanti individuano nell’emarginazione il problema più grave che interessa i loro studenti (47%). Seguono, a breve distanza, le aggressioni fisiche o verbali (39%) e la prepotenza (31%).

La Carta Antibullismo

Il bullo, spiegano gli insegnanti, è temuto dai compagni, mentre la vittima si sente isolata, spesso inconsapevole di ciò che le sta accadendo. Per questo l’intervento più efficace è parlare in classe del fenomeno del bullismo, spiegando cos’è, come si manifesta, come si previene e si combatte. Lavorando sulla maggioranza silenziosa, perché non ci siano vittime né complici, e creando un’alleanza educativa con i genitori e con i servizi sul territorio.
“Stiamo lavorando su questo argomento già da tre anni –spiega il Presidente della Commissione Ornella Galleazzo- con la dottoressa Luisa Barausse abbiamo proposto un kit formativo studiato appositamente per i giovani, per formarli alle pari diversità. Lo abbiamo distribuito gratuitamente a tante scuole e alle associazioni che si occupano dei più giovani, dagli scout ai centri giovanili, riscontrando interesse generale. Ora facciamo un passo avanti e proponiamo la Carta Antibullismo. Chiediamo che le scuole la inseriscano nel Pof, elaborando regole chiare e precise a cui tutti i ragazzi si devono attenere secondo un principio generale “Qui la violenza non deve entrare”. Le regole devono essere poi appese in ogni aula, perché ognuno entrando al mattino le legga e le faccia proprie.” La Commissione propone 4 regole chiare da cui partire: Non ci faremo coinvolgere in atti di bullismo Aiuteremo gli studenti che ne sono vittime Includeremo i compagni che sono isolati.
Se verremo a conoscenza di un episodio di bullismo informeremo tempestivamente un adulto a scuola e a casi. “Regole forse banali –conlcude la Galleazzo- ma l’esito dell’indagine dice che c’è ancora tanta strada da fare nella lotta alla violenza.” Una strada che tante scuole e tante associazioni presenti alla tavola rotonda hanno già deciso di percorrere con la Commissione Pari Opportunità.

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