Sin qui si è parlato solo della nascita di Tobia Antonio, un bimbo che probabilmente solo verso i 15 anni scoprirà il putiferio che ha scatenato con la sua nascita. Quella nascita su ‘prenotazione’ che alcuni definiscono atto abominevole ed egoistico, altri legittima soluzione al desiderio di paternità-maternita di una coppia gay.

Ma, senza soffermarci su quale dell’uno o l’altro schieramento siamo a
sostegno ( tanto le cose non cambiano),  scaviamo un pò sul fenomeno della compravendita dei bambini, o ‘utero in affitto’ che dir si voglia.
Andiamo a monte. Andiamo a quello che si profila come il vero business degli anni in corso e a venire nel mondo.

Accade che una coppia come Nichi Vendola e il suo compagno Eddy Testa, coppia gay ma soprattutto con un bel gruzzoletto in banca ( condizione essenziale questa) acquista ( lo so, il verbo non piace ma, di fatto, è questo l’unico adeguato) un bambino. Va detto che non si tratta di un bimbo già nato ma di uno ‘prenotato’ 9 mesi prima. Ecco, al di là del fatto etico, morale, contro cui è facile insorgere, vediamo di scoprire quali siano i canali attraverso i quali si arriva alla ‘prenotazione’.

C’è qualcosa di illecito, nascosto, una sotterranea rete che consente di arrivare ad avere un ‘pacco’ in carne e ossa? No, tutto è alla luce del sole. Talmente ‘legale’ che addirittura c’è una Fiera che indirizza le coppie gay alla scelta del figlio che coronerà la loro unione d’amore. A maggio 2015, a Bruxelles, si è svolta la prima fiera internazionale dedicata alle coppie omo che vogliono avere figli. L’ha organizzata l’associazione Men Having Babies (Mhb, uomini che hanno bambini). A darne notizia il settimanale cattolico Tempi.it, che ha descritto l’evento destinato a dare certificato di ‘Famiglia’ alla coppia gay, illustrandone le fasi sperimentali.  Alla fiera della Mhb, uno relatore ha spiegato che papà e papà possono scegliere sesso e colore della pelle del nascituro ( ma questo comporta un supplemento di prezzo).
Il prezzo base, senza ‘optional’,  è sui 60mila euro, ma se a questo si
aggiungono anche la scelta se maschietto o femminuccia, se bianco o nero, e i test genetici, può raggiungere anche i 150mila euro.

Ma non c’è solo la ‘Fiera del bimbo’ a saziare gli appetiti di paternità-maternità. Nell’era di Internet, infatti, poteva mancare il supporto di Google a soddisfare un’esigenza umana? Ecco che arrivano i russi, che sul web immettono siti di offerte (anche in lingua italiana) del pacchetto completo. Pacchetto, sia chiaro, destinato tanto a coppie gay, quanto a quelle etero o a donne single in avanti con gli anni.

Il costo, variabile in base al pacchetto, include, oltre che il servizio fornito dalla clinica ( con taxi che preleva gli acquirenti in aeroporto) anche il mantenimento mensile della mamma surrogata.

Ma cosa non si fa pur di avere un frugoletto che gattona per casa?

Patrizia Vita

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