In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, una “cosa non vera è che ci sia il rischio che il centrodestra ottenga una maggioranza talmente schiacciante da poter modificare da solo la Costituzione“. A negare questo scenario è Salvatore Vassallo, direttore dell’istituto Cattaneo di Bologna, intervistato a Radio Leopolda.

La possibilità che il centrodestra possa intervenire in autonomia sulla Carta è “abbastanza inverosimile, questo vorrebbe dire- continua Vassallo- che in tutte e due le Camere ottiene i due terzi dei seggi. Per farlo il centrodestra dovrebbe andare un po’ sopra il 46% o almeno arrivare al 46%, molti partiti dovrebbero sprecare i loro voti nella quota proporzionale per cui i seggi teoricamente attribuibili a questi partiti verrebbero redistribuiti tra quelli sopra soglia e dovrebbe vincere nel 90% dei collegi uninominali, quindi vincere anche nel centro di Bologna o di Modena, Reggio Emilia, Firenze. Quindi diciamo che questa cosa qui è apparentemente non realistica”.

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“IL CENTRODESTRA HA DALLA SUA IL 46% DEL CORPO ELETTORALE”

Allo stesso tempo, “ai nastri di partenza il centrodestra è in largo vantaggio, per la semplice ragione che un terzo dei seggi si assegnerà nei collegi uninominali: in questi collegi vince il candidato che prende più voti e il centrodestra- continua il politologo- ha ormai stabilmente, nelle intenzioni di voto stimate con i sondaggi dal 2019, circa il 46% del corpo elettorale a suo favore”. Dall’altra parte, “per poter contrastare questa forza elettorale- aggiunge Vassallo- sarebbe stata necessaria una maggioranza molto larga”, che ad esempio includesse anche il M5s.

Saltata l’ipotesi del cosiddetto campo largo, per i partiti del centrosinistra la strada “è molto in salita”, afferma il direttore del Cattaneo, ricordando che “noi abbiamo fatto delle stime assumendo per ipotesi che tutta la quota di elettori che attualmente si stima, attraverso i sondaggi, sia orientata a votare per uno qualsiasi dei partiti o delle liste dell’area di centrosinistra, per intendersi da Fratoianni a Italia viva, confluisse sui candidati o sulle liste della coalizione di centrosinistra. Ebbene, anche in questa condizione “il centrodestra ha la possibilità di vincere in almeno il 70% dei collegi uninominali- segnala Vassallo- il che vuol dire ottenere una maggioranza in seggi tra il 55% e il 60% sia alla Camera che al Senato”.

“UNA COMPOSIZIONE DIVERSA DEL CENTROSINISTRA NON CAMBIEREBBE IL RISULTATO”

A fronte di ciò, “è molto difficile pensare che una composizione lievemente diversa della coalizione possa a bocce ferme ribaltare il risultato. D’altro canto- continua Vassallo- è vero che se si toglie o aggiunge qualcosa a questo potenziale bacino elettorale, comunque il risultato marginalmente può cambiare”. In altri termini, “sulla base dei dati attuali non è plausibile che una composione parzialmente diversa, cioè c’è o non c’è Italia viva oppure c’è o non c’è Calenda- sono gli esempi fatti da Vassallo- possa ribaltare risultato. È chiaro che tanto più larga è la coalizione di centrosinistra, che ad essere onesti è l’unica che ha chance di competere nei collegi uninominali, tanto maggiore o minore sarà l’ampiezza della vittoria del centrodestra”. In numeri, “l’alternativa non sembra essere se vince il centrodestra o il centrosinistra- ma se il centrodestra vince con il 55% dei seggi o con il 62% o 63%“.

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