Nel cuore d’Europa, il fine settimana è sempre più un confine invalicabile tra lavoro e vita privata. Ma non in Italia, dove il riposo sabato e domenica resta spesso un’eccezione. Secondo i dati Eurostat pubblicati in occasione del Primo Maggio, l’Italia è tra i Paesi europei con la più alta incidenza di lavoro durante il weekend: ben il 30,9% degli occupati è regolarmente attivo anche nei giorni che, altrove, sono dedicati al recupero e alla famiglia.

Peggio fanno solo Grecia (32,3%) e Cipro (26,4%), con una media UE ferma al 22,4%. Il fenomeno riguarda soprattutto i lavoratori autonomi: in Italia quasi il 60% di loro lavora nei weekend, un dato secondo solo alla Grecia (70%). Per i dipendenti, la percentuale resta comunque alta, vicino a uno su tre.

Lontanissime invece le cifre dei Paesi dell’Est Europa: in Lituania, solo il 3% degli occupati lavora nei fine settimana, seguita da Polonia (4,5%) e Ungheria (6,6%).

A livello settoriale, i settori più colpiti dal weekend lavorativo sono l’agricoltura, la pesca, i servizi e le vendite. Quasi la metà dei lavoratori di questi ambiti è regolarmente impegnata anche nei giorni festivi.

Il report Eurostat mette anche in luce un altro dato preoccupante: il 9,6% degli italiani lavora almeno 49 ore a settimana, a fronte di una media europea del 7,1%. Solo greci, ciprioti e francesi lavorano di più.

Questi numeri raccontano una realtà fatta di impegno, ma anche di potenziali inefficienze. Infatti, un maggior numero di ore lavorate non equivale sempre a maggiore produttività. Al contrario, può indicare modelli organizzativi poco efficaci, che favoriscono l’usura psicofisica e non garantiscono risultati migliori.

In un’epoca in cui i Paesi del Nord Europa stanno sperimentando con successo formule innovative come la settimana corta, il modello mediterraneo appare sempre più sotto pressione. E forse, per il benessere dei lavoratori italiani, è tempo di iniziare a pensare a un equilibrio diverso.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia