Accade a Como, ma potrebbe avvenire ovunque nel mondo ci si sia una madre ossessionata dalla linea e una figlia, ancora ragazzina, che proprio non capisce, giustamente, perché mai non deve superare i 50 chili di peso. Specie se alta, come la ragazza in questione, 1 metro e 72 centimetri.

Ma adesso è intervenuta la magistratura, sulla scorta della denuncia della cognata della donna, che da medico qual è si è resa conto dei danni che quella madre stava provocando alla nipote.

Perché quella madre, a tavola e non solo, impediva alla figlia di mangiare, insultandola e ricordandole quanto “fosse grassa”, ma ogni giorno erano denigrazioni e botte per farle capire che non poteva neppure desiderare altro cibo se non quello offertole in casa. E se il suo peso aumentava anche solo di un etto, l’aggressività della madre era incontenibile.

“Fai schifo, sei brutta lo vuoi capire? – diceva alla 16enne – Non ti vedi le cosce e i polpacci? Ti viene la faccia come un criceto… ma ti specchi?”. O ancora: “Guarda il peso stamattina, sei 51.2, eri 49 la settimana scorsa… hai preso un chilo in una settimana, non in un mese o cinque mesi… tu a fine ottobre arrivi a 54 se non di più…”. Poi il paragone con Platinette: “Platinette ha detto che era magrissimo alle superiori, sai in un anno quanto ha preso?” Libero di ingrassare, invece, se voleva, il figlio minore.

La vittima, per mesi ha subito maltrattamenti fisici e psicologici, fino alla denuncia alla Squadra Mobile di Como presentata dalla zia. Da qui l’inchiesta della Procura per i gravi disturbi della giovane che ha accusato frequenti svenimenti, la scomparsa del ciclo al limite dell’anoressia.

La donna, 47 anni, è stata così allontanata dalla casa familiare con l’accusa di maltrattamenti aggravati, con il divieto assoluto di avvicinare la figlia in ogni luogo da lei frequentato, e di cercare di contattarla con qualunque mezzo.

Libera di mangiare. Finalmente.

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