I genitori che gestiscono un ragazzo disabile, con autismo ad esempio, hanno una vita che definire limitata è dire poco. Loro non possono andare a fare la spesa se non la mattina, quando sono a scuola. Un autistico è spesso incontenibile nei supermercati, dove rumori e confusione li mandano in tilt. Le mamme degli autistici spesso non possono lavorare come tutte le altre mamme e non perchè non hanno professionalità per le quali hanno anche studiato e fatto gavetta. Loro, dinanzi alla carenza cronica di assistenza, non possono fare quello che alle persone ‘normali’ è concesso: non possono andare dal parrucchiere e quando ci vanno devono chiedere a chi applica la tinta sui capelli, di fare in fretta perchè non possono permettersi di pagare quel servizio, maggiorato di quello che occorre economicamente per lasciare in mani sicure il loro figlio speciale e sbrigare le faccende di una casa. Loro non vanno al cinema, non vanno a fare shopping e non possono intrattenersi per strada a chiacchierare con quel conoscente che incontrano per caso. Loro vanno di fretta perchè hanno l’ansia di tornare dai loro bambini problematici, con il cuore in gola, sperando che non abbiano avuto una crisi per qualcosa che è andato storto e li disturba.
Le mamme dei figli con disabilità non sanno cosa significhi fare una doccia più lunga della pulizia ordinaria. A loro non è concesso perchè quella maledetta ansia prende il sopravvento e dalla doccia devono uscire in fretta per vedere dove quel ragazzino sia mentre non è sotto stretto controllo. I genitori dei ragazzi disabili hanno bisogno di non essere lasciati soli perchè la pazienza che serve per accudire quelli problematici, magari iperattivi, è sempre al limite.
I genitori dei disabili vorrebbero che la scuola durasse anche oltre i 18 anni, perchè finita l’età scolastica, a loro tocca occuparsene tutti i giorni, con centri diurni inesistenti e quando ci sono, pieni. Ecco perchè la scuola è importante e non solo per il diritto allo studio delle persone speciali, ma anche per i genitori, per i quali, l’estate non è sempre sinonimo di ferie, ma di un periodo lungo in cui non sanno come gestirli in quei 3 mesi. Come si fa a chiedere loro di tenerli ancora a casa?Eppure, non c’è vergogna a chiederlo, a pretenderlo da chi non ha più forze e subisce ancora. Ancora.
Cari genitori di figli disabili uscite allo scoperto e raccontate la vostra vita difficile e complicata. Quella che questa società dà per scontato che tu debba vivere. Portateli a casa vostra e fate vedere cosa voglia dire nella quotidianità non potere contare sulla scuola, che almeno per mezza giornata vi dà sollievo e vi fa fare la spesa in tranquillità. Fino a quando voi rimarrete in silenzio e non li metterete davanti alla ‘vergogna’, continueranno a chiedervi quello che dovrebbe essere inaccettabile. Se rimarrete in silenzio, loro si sentiranno autorizzati a chiedervelo ancora. E ancora!
Natalia Bandiera