Il 13 luglio è la Giornata Mondiale delle Patatine Fritte ma forse non tutti sanno perché e come si festeggia in questo giorno.
La Giornata Internazionale delle patatine fritte sancisce il momento di celebrazione di uno dei piatti più amati dai bambini ma anche dai grandi. In effetti si tratta di uno dei contorni o snack più mangiati in tutto il mondo, specialmente negli Stati Uniti, dove i fast food ce li hanno come accompagnamento fisso di ogni hamburger e come contorno di ogni menu.
E il severo monito arriva proprio dalla terra delle patatine fritte, l’America, dove questo contorno è fra i più diffusi e accompagna da sempre il piatto tradizionale a stelle e a strisce. A lanciare l’anatema contro le patatine fritte è stato infatti un professore Harvard, Eric Rimm, che sul New York Times ha dichiarato con la porzione giusta di questo secondo decisamente calorico non dovrebbe superare le 6 unità. Il resto del piatto dovrebbe essere guarnito da una più salubre insalata. Abbiamo commentato la notizia con la dottoressa Elisabetta Marcosini, biologa nutrizionista di Humanitas.
“Una bomba di amido che si trasforma velocemente in zucchero”
“Le patatine fritte sono una bomba di amido – ha scritto Eric Rimm -, che si trasforma in zucchero velocemente nel sangue. Penso sarebbe meglio che il piatto principale arrivasse con un’insalata e sei patatine”. Il consiglio, riportato dal New York Times a firma di un nutrizionista dell’università di Harvard ha già suscitato l’indignazione della rete in un paese in cui invece i consumi di questo alimento sono ben maggiori. Anche in Italia però ormai, il consumo di questo alimento è sempre più diffuso.
“Una porzione media di patatine servita negli Usa – insiste l’esperto -, ha le stesse calorie di due o tre lattine di una bibita gassata”. L’esternazione non è piaciuta però agli americani, che su Twitter hanno espresso la loro rabbia: da chi dice che sei patatine è la quantità che mangia in un solo boccone e chi accusa il professore di ‘togliergli le gioie della vita’”. Sulla pericolosità delle patatine per la salute ci sono però molte prove. Uno studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition recentemente ad esempio ha dimostrato che chi ne mangia due o tre volte a settimana ha un rischio di morte maggiore.
Il parere dei nutrizionisti
“I dati del lavoro riportato suggeriscono come il consumo di patate fritte superiore a 2 volte a settimana sia associato a un maggiore rischio di morte – ha commentato Macorsini -. Molti fattori, tuttavia, potrebbero spiegare questi risultati. In primo luogo, le patate fritte e, le patate fritte confezionate, contengono in genere grandi quantità di grassi alimentari (tra cui grassi trans) e sale aggiunto, che può aumentare il rischio di morte, in particolare di malattie cardiovascolari .
In secondo luogo, un consumo maggiore di patate fritte potrebbe aumentare il rischio di altre malattie croniche, come l’obesità , l’ipertensione e il diabete , che sono anche potenti fattori di rischio per patologie cardiovascolari”.
“I fritti? Non più di una volta al mese”
“Pertanto – prosegue la dietista di Humanitas -, sono necessari ulteriori studi per capire se un maggiore consumo di patate fritte sia associato a CVD più elevata e mortalità per cancro a causa di un maggior consumo di acidi grassi trans, lipidi ossidati, acroleina, acrilammide, furano e glicidamide . In terzo luogo, le persone che consumano più frequentemente patate fritte potrebbero avere altre abitudini alimentari insalubri, come un aumento del consumo di carni rosse lavorate, cibi salati e bevande zuccherate, che possono aumentare il rischio di morte . E ultimo punto, le condizioni mediche nel lavoro sono state auto-segnalate e potrebbero aver introdotto un certo livello di parzialità. In conclusione, condivido pienamente la riflessione pubblicata su Twitter :” il cibo è piacere” quindi consumiamo i fritti “cum grano salis”: patate fritte comprese. Massimo una volta al mese in un contesto di alimentazione equilibrata“.