“L’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni rappresenterebbe un incidente isolato”. Lo ha detto da Washington il Ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shourky, secondo quanto riferisce il quotidiano egiziano “Al Shorouk”. Il capo della diplomazia egiziana ha anche sottolineato che vi sarebbe una “piena collaborazione” con gli investigatori italiani presenti al Cairo.
“Un incidente isolato” la morte di Giulio Regeni. Un aggettivo, ‘isolato’ che non si addice al report di El Nadeem, il Centro di Riabilitazione per le Vittime di Violenza e Torture, che lo scorso gennaio riportava i seguenti dati, relativi al 2015: “Quasi 500 persone sono morte per mano delle forze di sicurezza egiziane e oltre 600 persone sono state torturate durante la detenzione nel 2015. Questi numeri indicano che lo Stato utilizza una politica di repressione come strumento di governo”.
Secondo il rapporto di Nadeem: “328 persone sono state uccise lo scorso anno da membri dei servizi di sicurezza al di fuori dei centri di detenzione, 137 sono stati uccisi durante la detenzione, e nove sono stati uccisi in altri modi”. Il rapporto ha mostrato 640 casi di tortura individuale, 36 casi di tortura di massa e 26 casi di cattiva condotta generale verso i detenuti. Nadeem ha anche riferito che 358 detenuti soffrivano di negligenza medica e che la tortura è stata perpetrata in tutto il paese.
Questo accadeva lo scorso anno. Quest’anno, lo stesso centro rileva che “a marzo in Egitto sono sparite forzatamente 105 persone. Dieci di loro dopo essere state ufficialmente rilasciate dalla procura. I casi di tortura sono stati sessanta, due al giorno. Quelli di violenza da parte delle forze dell’ordine 43. In sei, tra cui due bambini, sono stati giustiziati subito dopo l’arresto. Altre sei sono morti nei luoghi di detenzione. E’ proprio nei commissariati che si verificano più casi di sparizioni – si legge nel rapporto – ma si può essere fermati anche nelle procure, davanti a casa o sul posto di lavoro”.
Il caso Regeni, dunque, non sarebbe un ‘incidente isolato’, come invece sostengono le autorità egiziane.
Gli inquirenti egiziani hanno preparato un dossier “completo” sulla morte del nostro connazionale, contenente tutti i suoi spostamenti e gli incontri tenuti prima della sua scomparsa. Fonti della sicurezza egiziana citate dal quotidiano “Al Akhbar” sostengono che il ministero dell’Interno avrebbe preparato un dossier completo sullo scenario nel quale è avvenuto il delitto del giovane italiano. Nel rapporto che una delegazione della sicurezza egiziana “consegnerà il 5 aprile al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ci sono anche i risultati di indagini compiute dagli inquirenti egiziani sugli incontri del giovane ricercatore con ambulanti e sindacalisti al Cairo”, si legge su “Al Akhbar”. Il giornale egiziano sottolinea come il rapporto contenga “molti documenti e informazioni importanti” tra cui“foto” e “tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa, oltre ai suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi”. Nel dossier vi sarebbero anche le dichiarazioni dettagliate degli amici, dei testimoni e e gli ultimi spostamenti di Regeni al Cairo, oltre alle dichiarazioni dei suoi vicini di casa. La documentazione conterrebbe anche dettagli sull’uccisione dei membri della banda che aveva con sè i documenti di Regeni.
Intanto è di ieri la notizia che il governo egiziano frena sull’ultima versione fornita dalla polizia. Il portavoce del ministero dell’Interno, generale Abu Bakr Abdel Karim, ha detto che “il dicastero non è certo che Regeni sia stato ucciso da una banda specializzata nelle rapine agli stranieri, come ipotizzato invece dagli investigatori egiziani. La ricerca dei responsabili è ancora in corso”.
Intanto l’italia non sa quale numero sia, Giulio, tra i morti in Egitto. Intanto una mamma italiana ha riconosciuto il figlio dalla punta del naso di un corpo devastato dalle torture.
Uno tra i tanti e non un ‘caso isolato’.
Patrizia Vita