Il sindaco e la giunta di Monte San Saviano dicono ‘addio’ alle chat whatsapp dei genitori. E fanno bene. E così dovrebbero fare anche quei (parecchi) sindaci dell’Alto Vicentino che vengono inseriti loro malgrado nelle più svariate chat di gruppo perdendo automaticamente quell’istituzionalità a cui sono chiamati e il rispetto degli stessi appartenenti alla chat. Perchè ci vuole rispetto per i ruoli e dove non c’è, bisogna insegnarlo.

Tempi moderni, in cui chiunque pensa di essere a pari grado degli altri e dove la commessa del negozio di biancheria intima si mette a dialogare della Pedemontana, a tu per tu su Facebook, con l’assessore ai Trasporti. Tempi che comunque si possono evitare, basta una certa dose di buon senso e non avere timore di perdere voti.

A Monte San Saviano, un esempio molto discusso ma che dovrebbe invece fare scuola. Durante una riunione con le famiglie l’assessore alle Politiche Sociali e alla Scuola Erica Rampini e le maestre dell’asilo nido hanno comunicato che il gruppo Whatsapp di genitori e insegnanti sarebbe stato chiuso. Le chat di questo tipo possono “essere fonte di confusione, generare stress e produrre informazioni distorte”, hanno spiegato ai genitori”. Erica Rampini ha poi aggiunto “Abbiamo detto alle famiglie che a breve si terrà l’elezione dei rappresentanti e che questa sarebbe stata l’unica modalità ufficiale per la comunicazione con il Comune, noi e le educatrici non gradiamo essere inclusi in chat di gruppo. Una decisione dovuta a vecchie esperienze di errata comunicazione. In questi sei anni mi sono sentita dire dai genitori ‘sulla chat di Whatsapp hanno detto…’ e io ho spiegato che quel canale di comunicazione non fa fede rispetto all’informazione ufficiale del Comune”.

Una scelta che ha fatto arrabbiare molti genitori, ma che ha dato valore alla giunta cittadina e al ruolo delle maestre.

Lo ‘svilimento’ che i social procurano al ruolo delle istituzioni è comunque sotto gli occhi di tutti. E se è vero che negli ultimi anni è stato messo in luce tanto marcio della politica, è altrettanto vero che il far credere a tutti che ‘uno vale uno’ non ha portato così tanti vantaggi. Perchè uno non vale uno, ma ognuno vale per quello che è.

E se un tempo con il Comune si comunicava in modo ufficiale e si riceveva una altrettanto ufficiale risposta, oggi grazie ai social network sono tantissimi i cittadini che si sentono autorizzati a dialogare con le istituzioni su argomenti di ogni tipo. Si va da quello che chiede quando viene asfaltata la buca a quello che parla dei massimi sistemi, da chi chiede informazioni direttamente al sindaco sulla viabilità a chi lo insulta per uno svincolo non gradito. Assurdità di oggi, alle quali capita che i primi cittadini si prestino, convinti a volte di esprimere in questo modo ‘vicinanza al cittadino’.

E poi ci sono le chat della scuola, della contrada, della Pro Loco, della chiesa e del can del pignattaro.

Poi, allo stesso tempo, ci sono anche rappresentanti istituzionali che ‘smanettano’ sui social infangando la loro immagine in prima persona, scrivendo e pubblicando, senza rendersene conto, concetti di un valore talmente basso da lasciare interdetti. Ma questo è un altro discorso.

Anna Bianchini

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