Scaffali vuoti alla Coop per tutti gli appassionati di fegato d’oca. La nota catena di distribuzione in Italia infatti ha comunicato di eliminare dalle vendite il foie gras, prodotto con l’alimentazione forzata di milioni di oche e anatre.
Esaurite le scorte, il prelibato alimento, prodotto con l’ingozzamento forzato di oche e anatre per aumentare le dimensioni del fegato, non si potrà più trovare sugli scaffali del supermercato.

La decisione rispecchia la politica di Coop che da tempo è impegnata sul tema del benessere animale come dimostrano le campagne “non testato sugli animali” per i cosmetici, la completa esclusione dai capi di abbigliamento in vendita di pellicce naturali e la scelta di vendere solo uova provenienti da galline allevate a terra. Infatti a fine ottobre la Coop ha vinto il Premio Leader Europeo 2012 assegnato dalla Compassion in World Farming, l’organizzazione internazionale che si occupa del benessere degli animali di allevamento per essere la catena di supermercati leader in Italia nel campo del benessere animale.
Una scelta etica da applaudire, secondo Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell’Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo, che commenta: “Mi complimento con la Coop Italia per aver deciso di non vendere più il famigerato foie gras. Una scelta di coscienza come questa merita stima e rispetto. Adesso invito le altre catene di supermercati italiani a seguire l’esempio virtuoso della Coop”.
Continua Zanoni: “Si tratta di una pratica immonda e barbara, un’autentica tortura di milioni di povere oche ed anatre che vivono indicibili sofferenze quotidiane per permettere il consumo del rinomato foie gras. Il punto è che la maggior parte delle persone che acquista questo prodotto lo fa in buona fede, ignorando il processo che c’è dietro per ottenerlo”.
“Nonostante l’ ingozzamento forzato sia una pratica illegale in quasi tutta Europa – ricorda la Coop – sara’ molto difficile, anzi forse impossibile, che soprattutto la Francia, ma anche Belgio, Bulgaria e Ungheria ne faccia a meno visto che e’ una tradizione culinaria radicata. La Francia nel 2005 ha definito il prodotto foie gras come “parte del patrimonio culturale e della cucina tradizionale francese”. Anche l’Ungheria sostiene la produzione come una tradizione culturale anche se esporta quasi il 100% di foie gras”.
Le associazioni animaliste sperano che l’ esempio della Coop possa essere seguito da altre sigle della grande distribuzione e sia d’ impulso ai decisori pubblici, nazionali ed europei, affinche’ vietino una volta per tutte la produzione e la vendita del foie gras. Esse sostengono che i metodi di produzione del foie gras, e l’alimentazione forzata in particolare, consistono in torture crudeli e disumane nei confronti degli animali. Argomentazioni specifiche riguardano il fatto che il fegato diventi grande troppe volte più del normale, che le funzioni del fegato siano compromesse, che l’addome degli uccelli si espanda talmente tanto da impedire loro di camminare, che l’alimentazione forzata e continuativa porti alla morte e a lesioni interne dell’esofago. In Italia, ricorda il vice presidente della Lav Roberto Bennati, e’ vietato l’ ingozzamento forzato dal febbraio 2007 e punito con una sanzione di poco piu’ di 3.000 euro. In Europa, il dibattito e’ fermo ad alcune interrogazioni parlamentari fra cui quella di Andrea Zanoni (IdV) che chiede il divieto europeo alla tortura inflitta a decine di milioni di oche e anatre. Ma mentre la Ue promuove il benessere animale, nel trattato dell’ Unione e’ previsto il rispetto delle tradizioni, tanto che il foie gras e’ un prodotto Igp (indicazione geografica protetta). Una contraddizione, dunque, sottolinea Bennati. Tra i difensori degli animali e i sostenitori della tradizione culinaria si devono menzionare inoltre i produttori di foie gras che per la maggior parte non giudica cruenti i propri metodi, insistendo sul fatto che si tratta di un processo naturale che sfrutta le caratteristiche naturali degli animali.

Alice Berti

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