L’appalto e il sub appalto illecito, sapientemente orchestrati da “colletti bianchi” senza scrupoli, con girandole di pseudo imprese, spesso false cooperative, ma anche Srl farlocche quasi sempre intestate a compiacenti prestanomi, rappresentano l’evoluzione dell’intermediazione illecita di manodopera, che può essere definita “nuovo caporalato” o “caporalato industriale”. Ad evidenziarlo è Matteo Bellegoni, dell’Osservatorio Placido Rizzotto, nella conferenza stampa di anticipazione del VI Rapporto agromafie e caporalato di FlaiCgil, con approfondimenti territoriali in Friuli-Venezia Giulia, nel Veneto. Un’evoluzione diventata un modello d’organizzazione del lavoro per imprese senza scrupoli che, pur di essere più competitive e di aumentare le proprie marginalità, calpestano contratti di lavoro, ldignità delle persone e leggi dello Stato. Un “modello” che non interessa solo le imprese dell’agroalimentare, ma che parte dai campi e arriva fino agli ospedali, passando dai macelli. Il sistema degli appalti e dei sub appalti, infatti, consente a committenti spregiudicati di avvalersi di manodopera a costi bassissimi, in alcuni casi oltre il 40%, con improprie applicazioni contrattuali (logistica e multiservizi per lavorazioni del processo produttivo dell’industria alimentare), con orari e ritmi di lavoro pesantissimi, ma che genera anche imponenti evasioni da parte delle pseudo imprese appaltatrici che non saldano i propri debiti con lo Stato (Iva, Irap, contributi Inps) o con le banche (per gli anticipi fatture che non vengono negati quando c’è una facoltosa e sicura committenza).

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