“Di fronte ad un fenomeno che vede tristemente il Veneto in testa alla classifica per vittime di overdose, con 25 casi registrati da inizio anno, è doveroso da parte del governo regionale prendere atto che è indispensabile un cambiamento di rotta nelle politiche di contrasto alle tossicodipendenze. Non è sufficiente puntare sulla cura delle persone: è invece indispensabile rafforzare in modo massiccio gli investimenti e gli interventi strutturali di prevenzione”. A dirlo è il vice presidente del Consiglio regionale ed esponente del PD, Bruno Pigozzo, primo firmatario di una mozione sul tema. Sul problema morti per overdose, la prefettura di Venezia, che coordina le varie prefetture della Regione Veneto, ha dato l’allarme alla luce dei dati che mettono proprio il Veneto tra le prime Regioni in testa alla classifica con più morti per droga. Nel 2018 ne sono morti 36 e per il 2019 il trend non sembra andare meglio.

“Concordo pienamente con il prefetto Zappalorto – spiega l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro, Elena Donazzan – sulla necessità di convocare gli “stati generali” per fronteggiare quella che è evidentemente un’emergenza da tempo, coinvolgendo ogni soggetto interessato. La Regione conferma la piena disponibilità ad adoperarsi affinché cresca la consapevolezza a tutti i livelli della pericolosità dell’uso di qualsiasi sostanza stupefacente: un messaggio che abbiamo il dovere di diffondere in uno degli ambiti purtroppo maggiormente esposti, quello della scuola. Già lo scorso anno – prosegue Donazzan – a seguito dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine con i cani antidroga, era emerso che sin dalle prime ore del mattino le sostanze killer circolavano in prossimità degli istituti scolastici posti sotto sorveglianza. Venticinque morti sono il drammatico conteggio, forse purtroppo non definitivo, di quest’anno: dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità perché questa lista non si allunghi”.

Le percentuali non lasciano scampo. Sul totale di tossicodipendenti italiani, il 15% viene imputato alla Regione Veneto e di questi, il 25% non sono nemmeno trentenni. “I dati del Servizio regionale per le Dipendenze del Veneto dicono che su 130.000 casi in Italia seguiti dai SerD, ben 20.000 sono di competenza delle Ulss venete. E un quarto di questi soggetti è di età inferiore ai 29 anni, mentre sono in forte incremento gli under 18. Sono numeri più che allarmanti che devono spingere a riprendere in mano un modello che purtroppo negli anni è stato dismesso. Ovvero quello degli educatori di strada e dei centri di ascolto. Da troppo tempo non vengono compiute azioni sufficientemente efficaci nei luoghi e negli ambienti frequentati dai nostri ragazzi: famiglie, scuole, strutture sportive e spazi di aggregazione socioculturale”, conclude Pigozzo.

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