Con l’approvazione della Legge di Bilancio, scatterà dal 1° gennaio 2023 la nuova soglia per i pagamenti in contanti, che dai 2mila euro di oggi passerà a 5mila euro.

Con il tetto al contante, ad essere sanzionato è il trasferimento di somme tra soggetti privati, tra aziende, e tra privati e aziende.

Nei casi in cui tali pagamenti avvengano oltresoglia, la sanzione colpirà entrambi i soggetti.

Questo limite non opera quando uno dei due soggetti è un istituto finanziario. Tuttavia, in questo caso si rischierà di essere comunque chiamati dall’Agenzia delle Entrate a fornire spiegazioni sulle modalità in cui si è venuti in possesso delle somme che si vanno a depositare, o dell’uso che si vuole fare del denaro prelevato dai propri conti. Nei casi meno trasparenti, invece, si potrebbero subire controlli ben più invasivi da parte dai funzionari dell’antiriciclaggio.

È consentito pagare per una stessa operazione una parte in contanti, ma entro la soglia dei 5mila euro, e la rimanente parte con mezzi di pagamento tracciabili; non si potrà invece frazionare artificiosamente il pagamento della stessa operazione di importo superiore ai 5mila euro e saldarla interamente in contanti.

La nuova soglia ci avvicina di fatto agli standard europei, dove la bandiera nera spetta alla Grecia, con un limite ai trasferimenti di contanti di soli 500 euro, applicato con ben scarsi risultati sulla propria economia, contro i 10mila euro, ad esempio, della Germania.

In verità, come risulta da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, non è mai stata dimostrata nessuna correlazione diretta tra l’andamento dell’evasione fiscale e l’evoluzione del tetto al contante.

Anzi, la soglia più alta del tetto al contante, proprio pari a 5mila euro, fissata per il 2010, coincide con il livello più basso di evasione fiscale mai registrata negli ultimi 15 anni, periodo in cui in Italia il tetto al contante è stato variato per ben sette volte, alla media di quasi una volta ogni due anni.

Un dato che fa pensare che l’abbassamento della soglia per i trasferimenti di denaro contante sia sempre stato usato più come intervento formale e di facciata, che una vera e propria misura contro l’evasione fiscale.

F.C.

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