Nel pacchetto di coperture per la manovra 2026 emerge l’introduzione di una ‘tassa sull’oro‘. La proposta, contenuta in un emendamento di Giulio Centemero (Lega) e Maurizio Casasco (Forza Italia), prevede l’applicazione di un’aliquota agevolata al 12,5% sulla rivalutazione dell’oro da investimento (lingotti, placchette, monete) detenuto da privati “in mancanza di documentazione attestante il relativo costo o il valore d’acquisto”, cioè che non possiedono documentazione d’acquisto aggiornata. Secondo stime presentate in sede tecnica, qualora solo il 10 % dei proprietari di oro aderisse alla misura, lo Stato potrebbe raccogliere tra 1,67 e 2,08 miliardi di euro.
La misura prevede che alla data del 1° gennaio 2026 chi detiene oro da investimento senza documentazione del costo d’acquisto possa regolarizzare la situazione pagando un’aliquota ridotta al 12,5% (anziché il 26% attualmente applicato in caso di plusvalenza non documentata). Questo strumento sarebbe concepito come temporaneo e agevolato, pensato per “facilitare l’emersione e la circolazione di oro fisico da investimento”, si legge nel testo dell’emendamento.
La misura arriva in un momento in cui il governo è ancora alla ricerca di ulteriori coperture per la legge di bilancio, e la maggioranza ha messo in Agenda un nuovo vertice per definire le linee definitive della manovra.
Lega e Forza Italia vedono nell’oro da investimento una “risorsa nascosta” che potrebbe alleggerire il carico fiscale incidendo su comparti meno politicamente sensibili.
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