Via libera all’unanimità da parte dell’Aula del Senato al Ddl sulle disposizioni per la tutela della sicurezza di chi svolge professioni sanitarie e socio-sanitarie. Il testo, già licenziato dal Senato il 25 settembre 2019 e lo scorso 21 maggio alla Camera, con l’ultimo passaggio in Senato diventa legge a due anni dalla sua presentazione.

In caso di aggressioni sono stabilite le pene di reclusione fino a 16 anni e sanzioni fino a 5.000 euro. Previsti protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi. Istituito anche l ‘Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute e che dovrà essere costituito, per la sua metà, da rappresentanti donne.

“Finalmente i medici e gli operatori sanitari hanno ottenuto una legge che li difende giuridicamente dalle aggressioni sul luogo di lavoro”, è il commento di Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed, alla notizia dell’approvazione in via definitiva da parte del Senato del ddl anti aggressioni.

“Da oggi tutti gli operatori potranno godere delle tutele previste per i pubblici ufficiali, come le procedibilità d’ufficio e l’inasprimento delle pene nel caso subiscano violenze, senza gli oneri e le responsabilità ulteriori connessi alla qualifica”.

“Uno strumento – prosegue Palermo – che si rende ancor più necessario dal momento che la pandemia da Covid-19 ha indebolito fortemente il Servizio sanitario nazionale esponendo ancora di più la categoria. Infatti, le migliaia di prestazioni sospese durante la fase acuta dell’emergenza, ricadono ora sull’organizzazione. E il sistema nonostante l’innesto di personale voluto dai decreti Cura Italia e Rilancio, soffre ancora per una carenza cronica di personale con conseguenze inevitabili sui tempi di attesa dei cittadini”.

I numeri delle aggressioni fisiche e verbali, secondo una recente indagine Anaao Assomed, confermano un trend in ascesa anche se l’80% non viene denunciato. Per quanto riguarda le discipline interessate dal fenomeno, l’86% degli psichiatri dichiara di aver subito aggressioni, il 77% dei medici di medicina d’urgenza, un trend decisamente in crescita in tali servizi, il 60% dei chirurghi, il 54% dei medici del territorio, il 40% degli anestesisti.

“La nostra azione in difesa dei colleghi non si ferma qui. Continueremo a chiedere – conclude Palermo – l’approvazione di una tutela giudiziaria relativa al periodo emergenziale che limiti per i medici e gli operatori sanitari la procedibilità in ambito penale, civile, amministrativo ed erariale esclusivamente a fatti commessi con dolo”

 Ecco gli articoli

L’articolo 1 definisce l’ambito di applicazione del provvedimento richiamando, per la definizione delle professioni sanitarie e socio-sanitarie quanto previsto dalla legge Lorenzin (legge 3/2018).

L’articolo 2 prevede l’istituzione, presso il Ministero della salute, di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Più in particolare, l’istituzione dell’Osservatorio, la definizione della durata e della composizione, nonché delle modalità con le quali l’organismo riferisce sugli esiti della propria attività, di regola annualmente, ai Dicasteri interessati, sono demandate ad un decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell’interno e dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato Regioni, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

La composizione dell’organismo deve comprendere la presenza di: rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale; delle regioni; un rappresentante dell’Agenas; rappresentanti dei Ministeri dell’interno, della Difesa, della Giustizia e del Lavoro; degli ordini professionali interessati, delle organizzazioni di settore e delle associazioni di pazienti e di un rappresentante dell’Inail. Inoltre, l’Osservatorio dovrà essere costituito, per la sua metà, da rappresentanti donne.

All’Osservatorio vengono attribuiti i seguenti compiti:
– monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, anche acquisendo i dati regionali relativi all’entità e alla frequenza del fenomeno ed alle situazioni di rischio o di vulnerabilità nell’ambiente di lavoro. Questi dati sono acquisiti con il supporto dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità – istituito, presso l’Agenas, ai sensi della legge Gelli – e degli ordini professionali. In particolare, si prevede che l’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità trasmetta tramite l’Agenas al nuovo Osservatorio i dati in materia acquisiti dai Centri regionali per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente.

– monitorare gli eventi sentinella che possano dar luogo a fatti commessi con violenza o minaccia ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.

Il Ministro della salute dovrà trasmette annualmente al Parlamento, entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento, una relazione sull’attività svolta dal nuovo Osservatorio.

L’articolo 3 rimette al Ministro della salute la promozione di iniziative di informazione sull’importanza del rispetto del lavoro del personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria utilizzando le risorse disponibili a legislazione vigente per la realizzazione di progetti di comunicazione istituzionale.

L’articolo 4 interviene sull’art. 583-quater del codice penale ai sensi del quale le lesioni gravi o gravissime sono punite con pene aggravate: per le lesioni gravi reclusione da 4 a 10 anni e per le lesioni gravissime reclusione da 8 a 16 anni.

La novità consiste nell’applicare le stesse pene aggravate quando le lesioni gravi o gravissime siano procurate in danno di: personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell’esercizio delle sue funzioni o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività.

L’articolo 5 inserisce, tra le circostanze aggravanti comuni del reato, l’avere agito – nei delitti commessi con violenza e minaccia – in danno degli esercenti le professioni sanitarie o socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell’esercizio di tali professioni o attività. Questa nuova ipotesi via aggiunta all’elenco delle circostanze aggravanti comuni previsto dall’art. 61 del codice penale, al numero 11-octies). La nuova aggravante del n. 11-octies – che presuppone in ogni caso un delitto commesso con violenza o minaccia – espressamente si applica agli operatori socio sanitari a prescindere dalla natura pubblica o privata della struttura presso la quale operano.

L’articolo 6 prevede che i reati di percosse (art. 581 c.p.) e lesioni (art. 582 c.p.) siano procedibili d’ufficio quando ricorre l’aggravante che consiste nell’avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.

L’articolo 7 prevede che al fine di prevenire episodi di aggressione e di violenza le strutture presso cui opera il personale prevedono nei propri piani per la sicurezza misure volte ad inserire specifici protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi.

L’articolo 8 istituisce la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, allo scopo di sensibilizzare la cittadinanza ad una cultura che condanni ogni forma di violenza. La giornata si celebrerà annualmente in una data da definire con decreto del Ministro della salute di concerto con i Ministri dell’istruzione e dell’Università della ricerca.

L’articolo 9 prevede – salvo che il fatto costituisca reato – la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 500 a 5.000 euro per chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive, ovvero moleste nei confronti:
– di personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria
– di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni

Infine, l’articolo 10 contiene la clausola di invarianza finanziaria.

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