Non è solo un problema di ragazze. Dietro l’immagine, ormai iconica, dell’adolescente alle prese con il conteggio ossessivo delle calorie, c’è un esercito silenzioso di donne mature che da anni combatte una battaglia invisibile contro i disturbi alimentari. E che solo oggi comincia ad emergere davvero, reclamando ascolto, diagnosi e cure pensate anche per chi ha superato abbondantemente i 40 o i 50 anni. Sono donne che si svegliano ogni mattina con la stessa lista mentale: cosa mangiare, quanto muoversi, come controllare un corpo che sembra sfuggire, come placare il senso di colpa per ogni gesto che riguarda il cibo. Alcune convivono con questa ossessione da quando erano ragazze. Altre, invece, si sono ritrovate prigioniere proprio nell’età adulta, spesso dopo la menopausa, quando il corpo cambia, il metabolismo rallenta e l’immagine riflessa nello specchio sembra improvvisamente appartenere a qualcun altro. Per decenni la medicina ha relegato anoressia, bulimia e binge eating alla sfera adolescenziale. La letteratura scientifica, i programmi terapeutici e persino la comunicazione pubblica hanno parlato quasi esclusivamente alle giovani e giovanissime, lasciando ai margini un’intera fascia di popolazione adulta che continua a soffrire in silenzio. Eppure, i numeri raccontano un’altra storia. Secondo dati riportati da Gambero Rosso (11 giugno 2025), basati su ricerche internazionali, tra il 2,1% e il 7,7% delle donne over 40 convive con un disturbo alimentare diagnosticato. In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità stima oltre 3 milioni di casi complessivi, di cui l’80% riguarda il sesso femminile. E non mancano diagnosi anche dopo i 60 anni. Le ragioni di questa diffusione silenziosa sono molteplici. Da un lato, chi ha sviluppato il disturbo in gioventù si è spesso trascinata per anni in un’altalena di restrizioni, compensazioni e ricadute, senza ricevere un aiuto adeguato. Dall’altro, ci sono donne che hanno vissuto gran parte della loro vita senza particolari problematiche alimentari, ma che si ritrovano vulnerabili proprio con l’avanzare dell’età: il cambiamento ormonale, il timore di perdere controllo sul proprio corpo, il lutto della giovinezza che passa, le difficoltà familiari, lavorative, relazionali. Tutto può diventare un detonatore. L’anoressia, nelle sue forme più subdole e croniche, non è solo una questione di magrezza estrema. Si nasconde in diete rigidissime mantenute per decenni, nell’ossessione per l’attività fisica esasperata, nell’eliminazione di intere categorie di alimenti, nella paura costante del cibo. Ci sono donne che, per anni, hanno mangiato esattamente gli stessi tre alimenti, convinte che solo così sarebbero riuscite a restare “al sicuro”. Il problema, oggi, è che anche le cure stesse sono rimaste ancorate a un modello pensato per pazienti giovani. Molti protocolli terapeutici standardizzati, anche nei centri più specializzati, faticano a considerare la complessità di chi porta sulle spalle decenni di disturbo. A ciò si aggiunge una vergogna profonda, radicata nel timore del giudizio: per molte donne adulte, ammettere di avere un disturbo alimentare è ancora oggi vissuto come un fallimento intimo e personale. Negli Stati Uniti iniziano ad emergere percorsi innovativi, più flessibili e personalizzati, capaci di adattarsi anche alle esigenze delle pazienti adulte. Programmi digitali come quelli proposti da Within Health o Equip offrono consulenze online, monitoraggi medici continui, sostegno psicologico a distanza, con un approccio meno standardizzato e più rispettoso delle diverse età. Parallelamente, fondazioni come la Eating Disorder Foundation stanno creando veri e propri spazi di ascolto dedicati proprio alle over 50, rompendo finalmente quel muro di silenzio che per anni ha protetto il tabù. Riconoscere il disturbo, dopo decenni di negazione o di lotta silenziosa, non è mai semplice. Ma sempre più donne oggi raccontano storie di rinascita, di una guarigione lenta ma possibile, di un rapporto finalmente riconciliato con il proprio corpo e con il cibo. Perché, anche se l’aiuto sarebbe dovuto arrivare prima, non è mai troppo tardi per cambiare la traiettoria della propria vita e ritrovare, passo dopo passo, una nuova libertà.
V.R.
Fonte: Gambero Rosso – “L’anoressia oltre l’adolescenza. È allarme per i disturbi alimentari nelle donne over 50”
