Aumentano i casi di autolesionismo tra gli adolescenti a Bologna. Nel giro di cinque anni sono quasi raddoppiati. A dirlo è Stefano Costa, responsabile Psichiatria e psicoterapia dell’età evolutiva dell’Ausl Bologna, questa mattina durante la presentazione delle iniziative in programma in città per la Giornata mondiale della salute mentale, il prossimo 10 ottobre. Nei primi sei mesi del 2021 gli episodi di autolesione da parte di adolescenti arrivati al Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore sono stati 27, calcola l’Ausl di Bologna. Nel 2025 invece sono stati 51, quasi il doppio. Per le stesse cause i ricoveri invece sono saliti dagli 11 del 2018 ai 35 di quest’anno. Ma perchè gli adolescenti si tagliano di più? “Per un senso di malessere legato alla difficoltà di stare con gli altri“, spiega Costa.

“NON SI SENTONO ABBASTANZA PERFORMANTI”

Non sono tanto i problemi familiari a impensierire, quanto il “non sentirsi in grado di stare bene con gli altri. Questo crea tensione e, per tranquillizzarsi, si tagliano. Poi lo raccontano sul web e in questo modo ricevono attenzione”. Lo stigma della salute mentale per i ragazzi c’è, “ma al contrario- sottolinea ancora Costa- nel senso che la malattia viene esposta per ricevere apprezzamenti”. L’aumento dei casi di autolesionismo riguarda “in prevalenza i ragazzi delle superiori– spiega ancora- ma da qualche anno si affacciano anche i ragazzini delle medie“. A volte sotto ci sono episodi di bullismo, ma “non è una percentuale elevata”. Piuttosto “sentono la competizione- afferma Costa- ma non per i voti. Soffrono il fatto di non sentirsi ben volutiperformanti, come richiede la società“. La prevenzione passa dunque dal “riuscire a creare un clima generale, in classe e a scuola: è il modo migliore per smontare questa dinamica. I ragazzi hanno ben chiaro il concetto di inclusione ed esclusione”, rimarca Costa.

LA CAPACITÀ DI CHIEDERE AIUTO

Gli adolescenti bolognesi, sottolinea lo psichiatra Ausl, “sono ben consapevoli delle situazioni di malessere e fragilità, e chiedono aiuto specialistico”. Spesso sono gli stessi ragazzi a chiamare a scuola i servizi di salute mentale, ad esempio per “riflettere e confrontarsi su eventi, come il suicidio, che colpiscono profondamente le comunità scolastiche”. Costa aggiunge: “Forse c’è un lieve aumento dei problemi di salute mentale negli ultimi anni, ma nei ragazzi c’è soprattutto la percezione di essere una generazione fragile“. Nel 2023 l’Ausl, l’Alma Mater, il Comune e la Città metropolitana di Bologna hanno avviato il progetto di ‘Recovery college‘, ossia un servizio rivolto a chi soffre già di disturbi mentali, ma aperto anche agli operatori e a tutta la cittadinanza, per insegnare a prendersi cura del proprio benessere attraverso percorsi formativi e laboratori gratuiti.

Una sperimentazione in questo senso è stata avviata anche in due istituti superiori (Fermi e Isart) e alle medie (IC 7 e IC 12). Di richieste dalle scuole però “ne arrivano tante”, anche dagli stessi ragazzi, e quindi l’Ausl sta valutando come ampliare il progetto. Ad oggi le iniziative del ‘Recovery college’ coinvolgono cinque centri di salute mentale a Bologna. Sono 43 i corsi attivati con quasi 2.000 partecipanti al termine del primo semestre 2025. Sono stati formalizzati inoltre due spazi fisici dedicati al progetto: uno a Bologna e uno a Casalecchio. L’obiettivo è ampliare ancora, progettando anche un percorso specifico per migranti e richiedenti asilo. Il punto sul progetto verrà fatto il 10 ottobre nell’aula absidale di Santa Lucia. L’evento è stato presentato questa mattina in Ateneo, alla presenza tra le altre della prorettrice vicaria Simona Tondelli, dell’assessora Matilde Madrid e della direttrice generale dell’Ausl, Anna Maria Petrini.

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