Sono oltre 3 milioni e 600 mila le persone in Italia che vivono con una pregressa diagnosi di tumore. Si tratta di una categoria estremamente eterogenea: vi sono malati guariti, in follow up, in terapia per guarire (terapie adiuvanti o neoadiuvanti), in terapia per vivere, anche a lungo ma non per guarire (fase metastatica della malattia). Sono persone con bisogni molto diversi, ma come unico punto di riferimento loncologia dellospedale. Ma i numeri (e le evidenze scientifiche) ci dicono anche altro: innanzitutto che l’incidenza dei tumori aumenta con l’età, tenendo presente che dopo i 60 anni vi è anche un aumento di copatologie: ipertensione, malattie cardiache, diabete, etc. con aumento di fragilità e aumento di farmaci che si assumono giornalmente. E che ogni giorno, oltre mille gli italiani ricevono una diagnosi di tumore maligno.

L’oncologia medica sta cambiando rapidamente, per le nuove conoscenze scientifiche che permettono nuove terapie con risultati mai visti prima”, chiosa Luigi Cavanna, Presidente nazionale CIPOMO. “È tuttavia necessario anche un cambiamento organizzativo e tecnologico con attenzione al territorio. Gli elementi a favore del cambiamento sono sia di natura epidemiologica sia di natura più individuale, come i bisogni dei malati oncologici e gli ostacoli che si trovano ad affrontare questi malati.

Da qui lappello delle istituzioni: Dobbiamo riuscire a dare ascolto alle necessità degli esperti di sanità. Dobbiamo lottare per far sì che il diritto alla sanità venga sempre garantito.

Su questo punto interviene anche Federico Cappuzzo, Direttore Oncologia Medica 2 Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena: “Lo screening oncologico ha un ruolo determinante nellidentificare le malattie neoplastiche in fase precoce e, conseguentemente, aumentare la probabilità di guarigione definitiva. In Italia esistono diversi programmi di screening, incluso quello che riguarda il tumore al polmone che è partito da poco in 18 centri diffusi su tutto il territorio nazionale. Purtroppo ladesione della popolazione ai programmi spesso non è ottimale e questo fenomeno è più evidente nelle regioni del Centro-Sud Italia”. E ancora: “Il territorio deve svolgere un ruolo cruciale nella gestione dei pazienti oncologici sia nel favorire la prossimità di cura, ossia che ciascun paziente possa ricevere le migliori terapie il più possibile vicino casa, sia aiutando i centri oncologici nella gestione dei pazienti in follow-up potenzialmente guariti, sia nella gestione del fine vita. Questultimo aspetto è di grandissimo rilievo in quanto in alcune regioni dove il territorio non ha unorganizzazione adeguata delle cure palliative, il peso della gestione del paziente nel momento più drammatico della vita viene totalmente lasciato ricadere sulle spalle della famiglia.

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