“Sappiamo che i positivi sono dieci volte tanto quelli trovati. Ora tutti usciranno di casa, senza avere una diagnosi definita e precisa. E questo potrebbe far aumentare il numero dei contagiati” . Sono le parole del virologo  Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. “Non faccio previsioni su cosa potrà succedere in questi giorni. Deve però essere chiara una cosa: non sarà facile riaprire con una epidemia ancora in corso” ha aggiunto Galli, in un’intervista che sta facendo il giro del web e rilasciata a ‘Il Messaggero’. L’esperto  Galli ha sottolineato  che se  “c’è qualcuno che è positivo al tampone dal 28 febbraio, ci sono persone che hanno lunghissimi tempi di eliminazione del virus e  per questo bisogna fare molta attenzione”.

L’esperto di Zaia: ‘ Il virus non è mutato’

Sul dubbio se riaprire tutto o meno, è intervenuto anche il virologo Andrea Crisanti, che ha dichiarato:  “E’ una decisione politica che deve avvenire a un rischio accettabile. Purtroppo, in Italia questo rischio non è misurabile perché non abbiamo il vero numero totale di casi. I numeri ufficiali sono falsati, perché riportano soltanto i positivi ai quali è stato fatto il tampone”. Parole che fanno tremare così come quelle di Galli.

Il direttore del Dipartimento di Medicina molecolare e Microbiologia dell’università di Padova è colui che ha guidato il governatore del Veneto Luca Zaia nella battaglia contro il Covid, gestito dalla Regione Veneto come un modello da esportare in altri paesi. Ma Crisanti è realista e non si è mai sbilanciato dichiarando che ha “sempre auspicato fossero conteggiati anche coloro che telefonavano da casa ai servizi sanitari locali riferendo una sintomatologia compatibile. Senza contare anche questi, il totale vero non lo sapremo mai”.

 

 

Stimare che nel nostro Paese i contagiati reali da Sars-CoV-2 siano “tra 5 e 10” volte quelli riportati nei bollettini “è abbastanza vicino al dato reale”, secondo l’esperto che torna anche sul tema mascherine (bisogna indossarle “assolutamente, al contrario di quanto ci hanno detto all’inizio. Non ho una ricetta alternativa”), sul fatto che “l’epidemia si vince sul territorio e ogni ricovero in ospedale è una sconfitta”, e sulla questione tamponi che restano necessari “senza dubbio”.

 

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