L’intervista rilasciata oggi al Mattino di Padova dal virologo Andrea Crisanti, protagonista indiscusso dell’emergenza covid in Veneto, che con la decisione di tamponare tutti gli abitanti di Vò Euganeo ha avuto fama internazionale, la dice tutta sul rischio che ancora corre la nostra regione. Il Coronavirus è ancora in agguato.
Dice anche dei suoi rapporti con il governatore Luca Zaia, con il quale racconta alla cronista Elena Livieri, di non avere più il rapporto simbiotico di un tempo.
Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’università di Padova, va comunque dritto per la sua strada e si smarca dall’ombra di qualsiasi pettegolezzo politico in un momento di campagna elettorale che entra nel vivo in prossimità dell’urna.
“I rapporti con Zaia sono inesistenti e adesso devo capire se posso dare o meno il mio contributo alla Regione Veneto – spiega il virologo – Esistono diciannove casi di persone ricoverate a Padova che vanno monitorate. Non si tratta solo di stranieri, è stata abbandonata la sorveglianza sul territorio. Non è sufficiente fare i tamponi solo al personale sanitario, ma non si è voluto fare diversamente. I tamponi vanno fatti a tutti coloro che rientrano in Italia dall’estero, ma anche a tutti coloro che manifestano sintomi lievi perché solo così possiamo capire quale sia la diffusione del virus. Il virus è in giro, la differenza la può fare solo la risposta che siamo in grado di dare”.
“Zaia non mi consulta più”
Il virologo i cui risultati, frutto dello studio di Vò, sono stati pubblicati nella prestigiosa rivista ‘Nature’, sempre dalle pagine del Mattino di Padova, non esclude che il suo ruolo all’interno del comitato scientifico all’interno della Regione Veneto finisca. “Per me è necessario sapere se la linea seguita dalla Regione è coerente con la strategia adottata per affrontare l’emergenza covid e che io ritengo corretta”.
Secondo Crisanti, ad un certo punto i messaggi contraddittori diffusi dai colleghi Giorgio Palù e Roberto Rigoli, virologo stimato il primo e direttore del laboratorio di analisi dell’ospedale di Treviso il secondo, sarebbero stati ascoltati sebbene secondo Crisanti non sarebbero supportati da alcuno studio. Questo avrebbe ricreato quei focolai che si era riusciti a spegnere e che, secondo l’esperto, non andrebbero affatto presi sottogamba.
Galli: “Test rapidi, le armi per congiurare la nuova impennata”
Parla di “massima attenzione” anche il direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli. All’Ansa spiega che i nuovi focolai sarebbero qualcosa che era stata prevista e che quindi dovevamo aspettarci senza sorprese, facendoci trovare pronti: “E’ assolutamente necessario il potenziamento della medicina territoriale e della capacità di identificare e circoscrivere con i test rapidi i focolai. Questa modalità di intercettare il virus è importante soprattutto nell’ottica – conclude Galli – della ripresa delle attività delle aziende, delle scuole e di tutte quelle aqzioni quotidiane che si svolgono in spazi condivisi”.
Cgil preoccupata: “Rsa ancora a rischio”
“Va messa in atto la lezione del professor Andrea Crisanti, cioè ci vogliono tamponi di massa, non solo al personale sanitario ma a tutta la popolazione a rischio”. Sulla stessa linea dei virologi più intervistati dai media negli ultimi mesi, è il segretario regionale della Cgil del Veneto Christian Ferrari, che si definisce preoccupato per il moltiplicarsi dei focolai nei centri di accoglienza per migranti, nei luoghi di lavoro e nelle residenze per anziani.
“L’emergenza non è finita, i messaggi lanciati dalle istituzioni regionali hanno fatto passare l’idea che il peggio sia alle nostre spalle, al punto di decidere il via libera per attività che non possono prescindere da importanti aggregazioni, come le discoteche, che invece il governo continua a ritenere pericolose. Stesso discorso vale per i mezzi di trasporto pubblico, con la scelta di fare viaggiare gli utenti al massimo della capienza e senza distanziamento”.
di Redazione AltovicentinOnline