“La sigaretta elettronica si conferma un valido strumento per smettere di fumare e limitare i danni da fumo”. È quanto emerge, in sintesi, da una nuova ricerca condotta da Euromedia Research, con il supporto di ANAFE Confindustria, presentata oggi a Roma da Alessandra Paola Ghisleri nel corso di un evento a Palazzo Wedekind. “Il 92,2% di chi utilizza l’e-cig è un ex tabagista– emerge dalla ricerca- Questo primo dato conferma, innanzitutto, come i prodotti a rischio ridotto siano dei validi strumenti di cessazione o quantomeno di diminuzione del danno”. Tra gli utilizzatori di sigarette elettroniche, inoltre, il livello di soddisfazione risulta elevato (82,9%), così come i benefici percepiti in termini di salute, definiti per il campione “tangibili”. Infatti, secondo 2 ex fumatori tradizionali su 3 il passaggio dalla vecchia sigaretta a quella elettronica ha coinciso con notevoli miglioramenti nel benessere fisico.
Lo studio rivela inoltre che il “4,7% della popolazione italiana ha smesso di fumare grazie alla e-cig”. Elemento “chiave” dei prodotti di nuova generazione è l’assenza di combustione, che distingue la sigaretta elettronica dal fumo “classico” e “riduce l’esposizione a sostanze nocive”. A fare poi un uso esclusivo della sigaretta elettronica è il “5,1% della popolazione italiana maggiorenne, che sceglie questi dispositivi specificatamente con l’obiettivo di ridurre i danni provocati dal fumo tradizionale (28,4%) e intraprendere un percorso verso la cessazione (20,6%)”.
Tra le criticità evidenziate per questo target: il dover ricaricare i dispositivi e, in qualche caso, l’aspetto economico. La ricerca evidenzia, infine, come permanga una significativa disinformazione tra gli italiani: solo un terzo della popolazione si dichiara effettivamente informato sui diversi prodotti alternativi al fumo presenti sul mercato. Una confusione espressa soprattutto dai fumatori tradizionali, che ritengono le e-cig più dannose di quelle che attualmente utilizzano (5%). Anche tra chi non ha mai fumato nella propria vita il pregiudizio resta. Di opinione contraria coloro che invece usano le e-cig: 3 utenti vaper su 4, infatti, la ritengono un’opportunità concreta per migliorare la propria salute.
“La ricerca è stata realizzata su un campione di 4mila interviste- ha evidenziato Alessandra Paola Ghisleri, Partner di Euromedia Research– un campione molto ampio che è riuscito a far emergere il desiderio che hanno molti fumatori di smettere di fumare. Ebbene la scelta di utilizzare e-cig sarebbe indicata come un passaggio per limitare i danni provocati dal fumo e tentare di smettere di fumare.
A conferma di questa scelta, i principali benefici associati alle e-cig ad esempio sono legati agli aspetti della salute e alla minor “puzza” generata rispetto alle sigarette tradizionali, di contro, però, risultano essere ancora costose e il doverle ricaricare rende meno pratico il loro utilizzo. Il 92,2% di coloro che si dichiarano utilizzatori di sigaretta elettronica (pari al 4.7% del totale campione) in passato era un fumatore tradizionale. Le e-cig, quindi, hanno contribuito, nella quasi totalità dei casi, in modo importante nel tentativo di smettere di fumare”.
Secondo Umberto Roccatti, presidente di ANAFE Confindustria (l’Associazione nazionale produttori fumo elettronico), i dati presentati oggi “confermano quello che ci attendevamo: la sigaretta elettronica è riconosciuta da coloro che non riescono o non vogliono smettere di fumare un valido alleato nel percorso verso la cessazione e nella riduzione dei danni legati al fumo.
Il sondaggio- ha evidenziato- sottolinea anche il ruolo centrale degli aromi nella scelta di abbandonare la sigaretta tradizionale. Al tempo stesso, risulta un campione alquanto disinformato e confuso. Frutto di comunicazioni disordinate e di propagande ideologiche portate avanti in questi anni”. Per questo diventa “fondamentale promuovere una corretta informazione, basata su evidenze scientifiche, capace di far emergere il 95% di nocività in meno della sigaretta elettronica rispetto a quella tradizionale, in un’ottica di riduzione del rischio e di risparmio sul nostro sistema sanitario”, ha concluso il presidente di ANAFE.
