Il cellulare non è un baby sitter e non può servire a tenere buoni i bambini mentre, magari, si mangia. No a smartphone, tablet o pc nelle mani di bambini che non hanno ancora due anni. Ma anche ‘no’ a genitori intenti a rispondere a chat e messaggi mentre stanno giocando con i bambini o alla mamme incollate ai social mentre allattano un neonato. “Ora che lo so. Il cellulare può aspettare“, con questo titolo a effetto la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) promuove un’iniziativa di sensibilizzazione per mettere in guardia i genitori sui possibili rischi che l’avere tra le mani in modo troppo precoce i dispositivi digitali (dagli smartphone ai computer) possono comportare per i più piccoli. Così come, dicono, non vivere una vera interazione con i genitori (continuamente interrotta dalla presenza del cellulare) può a sua volta causare problemi, a partire dallo sviluppo del linguaggio. Se ne è parlato al XXXV Congresso della società, a Bologna.

Oggetto della campagna è, appunto, la sensibilizzazione degli adulti sugli effetti dannosi dell’utilizzo del cellulare da parte dei bambini sotto i 2 anni di vita.

“IL CELLULARE PUÒ ASPETTARE”

La campagna di sensibilizzazione contro l’uso degli schermi digitali sotto i 2 anni vuole accendere i riflettori su una nuova emergenza, quella legata alle tecnologie digitali che, pur rappresentando una parte integrante dei processi di comunicazione, relazione e apprendimento di bambini, bambine e adolescenti soprattutto durante l’emergenza pandemica, svelano dei contorni di pericolosità legati al loro errato utilizzo o addirittura abuso.

Con lo slogan ‘Ora che lo so’ (oracheloso.bergamo.it), e attraverso una creatività multi soggetto, viene posta l’attenzione su comportamenti comuni che spesso gli adulti mettono in campo nella relazione con i bambini, sulle conseguenze negative che quei gesti comportano, sulle consapevolezze che dovrebbero nascere una volta conosciuti i rischi e i possibili disturbi derivanti dall’uso disinvolto dei device.

TRA 11 E 15 MESI IL 60% UTILIZZA GLI SMARTPHONE

A quale genitore non è capitato di utilizzare lo smartphone come un babysitter moderno? Perchè in fondo aiuta a ‘tranquillizzare’ i nostri bambini e le nostre bambine durante la cena con gli amici, il viaggio in auto o quel programma in tv che ci piace tanto. Ma è davvero così? La percentuale italiana di bambini e bambine, tra gli 11 e i 15 mesi, che usano computer, tablet o smartphone è pari al 58,1%.

I POSSIBILI RISCHI

Un uso precoce di dispositivi digitali contribuisce allo sviluppo di abitudini stimolo-risposta che compromettono la capacità di concentrazione e pazienza, alterando l’organizzazione della conoscenza e influendo negativamente sulle aree cruciali per lo sviluppo del linguaggio. Ora che lo so, non ricorro a smartphone o tablet per superare il momento di difficoltà e da genitore sarò un supporto sicuro per fare esperienza con cibo e sapori.

NO AL CELLULARE IN MANO AGLI ADULTI MENTRE SI È CON I BAMBINI

L’allattamento, la ninna nanna per addormentarli, il momento della pappa: sono tutte occasioni per ottimizzare i tempi e fare quella chiamata rimandata da giorni o guardare quel video che hanno condiviso nella chat dei colleghi. Perché in fondo così non perdo ulteriore tempo prezioso. Ma è davvero così?
L’interruzione di una connessione tra bambini e genitori, persino con una telefonata di 30 secondi, può interferire con la funzione di rispecchiamento relazionale, influenzando così l’acquisizione dell’autoregolazione emotiva. In pratica, quando il bambino non ha una figura di riferimento a cui guardare per capire il mondo, può sviluppare una visione negativa degli eventi che gli si verificano intorno. Ora che lo so, sono consapevole che il mio sguardo attivo e reattivo è importante per la sua crescita. Per questo disattivo le notifiche del mio smartphone, così da potermi dedicare appieno al mio ruolo di genitore. L’allattamento è un momento fondamentale di relazione, evito di utilizzare schermi come tv, smartphone e tablet per intrattenermi. Preferisco la connessione tra noi due, occhi negli occhi.

“La tutela del minore, in questo caso dei bambini sotto i 2-3 anni di vita- ha spiegato all’agenzia Dire il Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del comune di Bergamo e responsabile dell’educazione alla salute della Sipps, Leo Venturelli- prevede anche di occuparsi dei rischi che i piccoli corrono per l’esposizione precoce a tablet e cellulari. L’aspetto del raggiungimento dei traguardi di crescita del neuro sviluppo viene compromesso specie nella mancanza di occasioni di interazione e di gioco tra genitore e bambino quando il primo è occupato a chattare o addirittura quando il secondo usa il cellulare direttamente”.

“La genitorialità responsiva- ha concluso il pediatra di famiglia- è ovviamente molto compromessa dall’abuso del cellulare e questo tema è importante per chi come me vuole garantire il diritto dei bambini a uno sviluppo neuro evolutivo al massimo potenziale possibile”. La campagna trova spazio su alcuni manifesti di Bergamo, oltre che online sui siti oracheloso.bergamo.it e bambiniegenitori.bergamo.it

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