Fidatevi dei pediatri, della medicina, fate domande e siate certi che ci sarà un continuo monitoraggio della situazione. Giuseppe Banderali, direttore dell’unità di Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano e vice Presidente SiP, Società italiana di Pediatria, dopo il via libera dell’Aifa per la vaccinazione ai bambini nella fascia 5-11 anni, lancia un appello ai genitori per rassicurarli e invitarli ad accompagnare i propri figli a vaccinarsi.

Intervistato dall’Agi, spiega che ci sono dei “dati che evidenziano come nella popolazione pediatrica, il virus negli ultimi due mesi sia circolato un po’ di più che nelle prime due, tre ondate”. Con questo “non dobbiamo gridare a un allarme globale, ma dare alla collettività informazioni ed elementi di ottimismo e serenità”. D’altra parte “la vaccinazione è un’arma già sperimentata da decenni per altre malattie e dobbiamo continuare a utilizzarla”.

La risposta dei genitori già si percepisce. “Vediamo una maggior percentuale di casi di genitori favorevoli a far fare la vaccinazione e c’è anche un’alta percentuale di genitori che chiedono maggiori informazioni. Qui entra in gioco il ruolo pro attivo dei pediatri. Noi – sottolinea – diamo consigli da evidenza scientifica e non opinioni personali. C’è la farmaco vigilanza, sappiamo che in Israele, in Canada e negli Stati Uniti sono già diversi milioni i bambini che hanno fatto già la prima dose e stanno facendo la seconda”. E certamente “la medicina non è una scienza in cui schiacci un bottone e parti senza possibilità di cambiamento. È una scienza dinamica in cui ogni giorno abbiamo dei dati in più, delle pubblicazioni e ricercatori che studiano i casi”.

Dunque il messaggio è di fidarsi in quanto “il procedimento verrà monitorato, questo è quello che la famiglia chiede, un monitoraggio attento della situazione. Ed è quello che a livello internazionale verrà fatto”. Come è noto, il dosaggio dei vaccini per i bambini è di un terzo rispetto ai 30 microgrammi nella fiala somministrata agli adulti. “E le istituzioni regionali stanno lavorando affinché sia tutto pronto” quando arriveranno le prime dosi (già dal 15 dicembre).

“Mi sento di dire che noi ci siamo, ci saremo sempre, fidatevi di noi”. Alla domanda se fosse proprio necessario vaccinare anche i più piccoli il primario di pediatria, Banderali risponde con i numeri. “Facendo l’analisi retrospettiva di quante malattie da coronavirus ci sono state nella fascia di età 5-11 anni, emerge che ce ne sono state oltre 200mila. Tra queste, ci sono state oltre mille ospedalizzazioni e qualche decina di bambini finiti in terapia intensiva pediatrica e qualcuno purtroppo ci ha lasciato. Quindi ci sentiamo di raccomandare una vaccinazione nei confronti di un’agente, che è il coronavirus, che seppur con una percentuale di gravità molto inferiore a quella della popolazione adulta, e soprattutto degli anziani, ha colpito anche i bambini”.

Il primo messaggio per comprendere i motivi della vaccinazione, come spiega all’Agi, il vice presidente Sip, “è una difesa del singolo bambino nei confronti di una malattia che è temibile anche nei piccoli e che può dare effetti non diretti anche a distanza”, come per esempio la sindrome multipla infiammatoria. Poi c’è anche un altro aspetto importante: “il ritorno alla vita sociale e scolastica di prima” del covid. Come è accaduto per gli adulti, che dopo la vaccinazione hanno ripreso, seppure con tutte le misure, una vita quasi normale, così può avvenire per i bambini. Anzi per loro “l’esigenza sociale, di sportività, di frequentare i coetanei è ancora maggiore“.

AGI

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