Se in autunno il virus tornerà a bussare alle nostre porte, troverà una grande quota di soggetti vaccinati, quindi certamente non saremo nella situazione drammatica dell’ondata avvenuta lo scorso ottobre. Ma è anche vero che non avremo ancora vaccinato i più giovani e questo in qualche modo potrebbe creare problemi”. A dirlo l’epidemiologa Stefania Salmaso dell’AIE (Associazione italiana di Epidemiologia), nel corso di una videointervista rilasciata all’agenzia Dire. “Anche l’anno scorso, d’estate, c’era il rischio della circolazione del virus ma ci siamo un po’ rilassati- ha proseguito- diciamo che quest’anno la situazione dovrebbe essere più o meno uguale, per cui bisognerà avere una certa cautela, pur essendo fiduciosi che c’è una quota di vaccinati. Personalmente raccomanderei sempre di evitare eccessivi assembramenti e soprattutto di adottare delle contromisure, come lo stare all’aria aperta, lavare le mani e usare la mascherina quando siamo in presenza di tante persone che possono essere ancora infettive e contagiose, come appunto i giovani”.

Ma in spiaggia, se distanziati e magari vaccinati, potremo andare senza mascherina?

“Penso proprio di sì. I vaccinati hanno un rischio estremamente ridotto, anche se non azzerato, di infettarsi e soprattutto di essere contagiosi- ha spiegato l’epidemiologa- Quindi se utilizziamo le mascherine chirurgiche stiamo solo proteggendo gli altri da noi e, se noi siamo poco infettivi, ovviamente questa è una cautela che all’aria aperta si potrà probabilmente abbandonare. Ovviamente sulla spiaggia dovrà però essere richiesto un certo distanziamento”.

Uno tra i tanti temi su cui si dibatte, intanto, è proprio l’obbligo della mascherina all’aperto. Il Lazio, per esempio, potrebbe eliminarlo a partire da luglio…

“All’aperto si è dimostrato che è molto meno facile contagiarsi- ha commentato Salmaso- Abbiamo avuto degli episodi clamorosi, si pensi all’anno scorso, alla vigilia dell’esplosione della pandemia, quando ci fu la famosa partita di calcio Atalanta- Valencia alla quale sono stati attribuiti ben 7.000 contagi. Andare allo stadio in quel momento non era stata certo una situazione priva di rischi, ma è chiaro che se oggi si mantengono i distanziamenti e si sta all’aperto, soprattutto per le persone vaccinate questa potrebbe essere una soluzione accettabilissima”. In futuro, se verranno adottate queste precauzioni, non indossare la mascherina secondo l’epidemiologa “sarà giustificato. C’è però da dire che, nel momento in cui una persona dovesse manifestare un sintomo di qualche possibile infezione, è sempre il caso di portarsi dietro una mascherina e usarla. Perché è vero che ‘allentiamo’, ma dobbiamo farlo con giudizio”.

Parlando di vaccini, per i più giovani potrebbe presto arrivare il loro turno. Ma quando è importante proteggere dall’infezione anche loro, che ora sono in prima linea nella sfida contro le varianti?

“Fino ad ora l’obiettivo principale della campagna di vaccinazione è stato quello di mettere in sicurezza le persone più vulnerabili, non di interrompere la circolazione virale- ha risposto l’epidemiologa Salmaso- E questo è stato fatto proprio con una vaccinazione che è andata a scalare dalle fasce più anziane della popolazione, che sapevamo essere maggiormente a rischio, a quelle più giovani. Gli effetti di questa strategia si vedono e siamo molto soddisfatti; di recente sono usciti diversi studi a livello nazionale, come quello dell’Istituto superiore di Sanità, che ha dimostrato come l’efficacia dei vaccini nei confronti dei ricoveri e dei decessi è veramente elevata già 35 giorni dopo la prima dose. In un altro lavoro fatto dalla Regione Lazio si è visto invece che la vaccinazione degli ultra ottantenni, nell’arco di due mesi, ha prevenuto più di 170 decessi e 3.800 giornate di ricovero, quindi c’è un impatto davvero notevole. Adesso, se ci spostiamo sui più giovani, deve esserci un cambio di strategia e di paradigma, perché a questo punto l’obiettivo di un programma di immunizzazione dovrebbe essere quello di cercare di interrompere il contagio e la trasmissione tra i più giovani, che hanno meno rischio di effetti immediati negativi ma che sostengono la circolazione e possono comunque essere a rischio di avere degli effetti a lungo termine”.

 Il peggio è  passato o è ancora presto per dire che la scienza sta sconfiggendo il Covid?

“Che la scienza stia sconfiggendo il Covid ne siamo assolutamente convinti, che il peggio sia passato aspettiamo di vedere quanto solidi siano questi dati. Ormai sembra che siamo sulla buona strada- ha risposto Salmaso- ma dobbiamo ricordare che anche nel numero dei decessi segnalati c’è una certa variabilità giorno per giorno. Siamo molto contenti di aver toccato un valore basso, vogliamo però vedere quanto questo venga mantenuto e quanto si abbassi ulteriormente”.

È quindi necessario, per l’esperta, studiare anche i decessi che rimangono, per capire “su quali persone si sono concentrati e andare a valutare se questi siano anche frutto, magari, di mancati completamenti di campagne vaccinali. Aver osservato nel Lazio che nell’arco di due mesi sugli ultra ottantenni sono stati prevenuti 170 decessi, vuol dire che ogni ritardo per coprire gli ultra ottantenni e gli ultra settantenni comporta un numero di decessi che è prevenibile”. Questo, per l’epidemiologa, impone “assolutamente un’accelerazione alla campagna di vaccinazione”.

Ma chi muore oggi di Covid?

Si sono decisamente abbassati i valori delle fasce d’età più vaccinate, quindi in questo momento dobbiamo ammettere che la riduzione dei decessi è legata fortemente alla vaccinazione e che, seppure fino ad ora abbiamo osservato che circa la metà dei decessi era nei soggetti sopra gli ottant’anni, adesso dobbiamo abbattere la quota tra quelli più giovani, che tra l’altro, anche in termini di anni di vita persi, sono molto rilevanti. Quindi dobbiamo lavorare sulla progressione dell’offerta di vaccinazione alle fasce più giovani”, ha concluso l’esperta.

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