C’è una scadenza in vista per la legge Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie per la frequenza a scuola. Delle 10 attualmente necessarie, 4 infatti potrebbero diventare non più obbligatorie: il 7 agosto scade il termine fissato dalla stessa legge del 2017 in base al quale, a tre anni dalla norma, il ministero può disporre la cessazione dell’obbligatorietà per una o più tra 4 vaccinazioni (morbillo, rosolia, parotite e varicella) sulla base dei dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte. Ma l’obbligo, è il primo commento di Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto superiore sanità, “non va assolutamente modificato”.
Per 4 tipi di immunizzazione, dunque, si potrebbe arrivare ad uno stop dell’obbligo dopo la prevista verifica triennale, mentre le restanti 6 vaccinazioni (antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus influenzae tipo b) restano obbligatorie per poter frequentare la scuola. L’obbligo vaccinale vale per l’iscrizione ad asili nido e scuole materne, nella fascia d’età 0-6 anni, ma riguarda, con modalità diverse, anche elementari, scuole medie e primi due anni delle superiori, fino cioè ai 16 anni.
Da quest’anno scolastico, 2019/2020, sono state inoltre previste delle misure di semplificazione e, quindi, non è più richiesto alle famiglie di presentare all’atto dell’iscrizione la documentazione sulle vaccinazioni effettuate. Saranno infatti le ASL a trasmettere direttamente alle scuole i dati delle anagrafi vaccinali. Su questo punto, però, non mancano le perplessità dal momento che, sottolineano in molti, le anagrafi vaccinali non sono attive ed a regime su tutto il territorio. In attesa degli sviluppi, ed in vista del prossimo avvio a settembre di un anno scolastico che si preannuncia tutt’altro che semplice, gli esperti mettono però in guardia da un’eventuale cancellazione dell’obbligatorietà per alcune delle vaccinazioni previste.
“Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale, incluso l’obbligo vaccinale per la frequenza scolastica – afferma Ricciardi, anche professore di Igiene all’Università Cattolica – ha funzionato benissimo e, in vari casi, è stato anche copiato da altri Paesi. Non mi pare che in questo momento, considerando anche la particolare confusione legata all’emergenza pandemica, vi sia alcun motivo per modificarlo”.
Anzi, aggiunge, “sono favorevole ad un suo rafforzamento, con l’aggiunta della vaccinazione anti-meningococco”. Inoltre, “vanno recuperati tutti i bambini non vaccinati finora per lo stop verificatosi durante la pandemia e va varato un piano specifico per promuovere la vaccinazione contro il papillomavirus”. A totale favore delle vaccinazioni si dichiara anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. II medico che “tutela la salute del paziente , e a maggior ragione il pediatra, non può che essere favorevole alle vaccinazioni, che in questi anni hanno portato risultati importantissimi debellando malattie fino a poco decenni fa mortali. La cultura delle vaccinazioni deve essere sempre promossa”. Inoltre, sottolinea, “va ribadito che i vaccini sono sicuri e l’obiettivo è quello di una loro sempre maggiore diffusione”. Intanto, per la prossima stagione invernale, a tutti i bambini da 6 mesi a 6 anni (oltre che agli anziani dai 60 anni) è raccomandata anche la vaccinazione antinfluenzale, che sarà gratuita. L’estensione della raccomandazione è stata decisa dal ministero della Salute a causa dell’emergenza Covid-19, al fine di facilitare le diagnosi della malattia da SarsCov2.